“Siamo tutti «costretti» alla santità”

Il pellegrinaggio dei diaconi, accoliti e studenti di teologia a Pitigliano

Un “grillo parlante” che con la sua presenza ricorda ai presbiteri e alla comunità il “servizio”: questo secondo il vescovo Guglielmo Borghetti è il ruolo insostituibile dei diaconi nella Chiesa. Il presule, titolare della diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello ha aperto lo scorso 3 giugno il pellegrinaggio dei diaconi permanenti, gli accoliti e gli studenti di teologia della chiesa di Civitavecchia-Tarquinia, guidati dal vescovo Luigi Marrucci e accompagnati dai familiari, a Pitigliano e Sovana.
Il nutrito gruppo, oltre trenta persone, ha così concluso il percorso di formazione svolto nel corso dell’anno con una giornata di riflessione, preghiera e convivialità. L’incontro si è aperto al mattino con la visita al vescovo Borghetti a cui è seguito un momento formativo e la celebrazione eucaristica.
Nel suo intervento, il Pastore ha spiegato la specificità della vocazione al diaconato che «non va considerato come una condizione inferiore rispetto al presbitero dal punto di vista del “servizio” ecclesiale o un premio a una buona condotta e agli impegni che una persona ha in parrocchia, ma un qualcosa di originale e di specifico». Citando Paolo VI, monsignor Borghetti ha sottolineato come «i nostri tempi “ci costringono alla santità”, e questo significa essere radicati nel mistero trinitario, non come spiritualismo personale ma come attualizzazione piena del nostro battesimo, di quel sacerdozio comune al quale è destinato come “servizio” il ministero ordinato nei suoi gradi di episcopato, presbiterato e diaconato, dei quali fanno parte coloro che sono ordinati per “servire” la vocazione universale del popolo di Dio alla santità».
L’icona essenziale del diaconato e del presbiterato, ha poi aggiunto il Vescovo, «è Cristo servo, l’intensità diaconica che appartiene alla nostra identità di battezzati».
Nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium papa Francesco sottolinea che siamo tutti chiamati ad essere protagonisti della missione, ciascuno dalla sua posizione ecclesiale: come moglie, come marito, come lettore, come accolito, come presbitero, come Vescovo. «La chiesa – ha ricordato monsignor Borghetti – è anzitutto un popolo di eguali perché è un popolo di uomini e di donne che sono incorporati in Cristo, co- incorporati tra di loro in una comunità di battezzati e quindi in questo senso hanno uguale dignità , sono chiamati tutti alla santità e alla missione. Missione, che significa portare quotidianamente l’annuncio, cioè la grande testimonianza di Gesù risorto fino agli estremi confini della terra». Allo stesso tempo però, proprio per la specifica vocazione di ognuno, per il presule «siamo anche un popolo di diversi».
In questi carismi si inserisce il diaconato «segno dell’evangelicità della chiesa», con un’identità che non sempre è stata correttamente compresa, «travisata spesso nel “dare una mano” in chiesa, a proclamare il Vangelo o laddove non arriva il presbitero». Per monsignor Borghetti, il diacono permanente è il «grillo parlante della Chiesa, che ci ricorda come l’icona fondamentale del ministero ordinato, così come la vocazione di tutto il popolo di Dio, è essere al servizio». Il servizio, infatti, «è il cuore pulsante dell’esistenza del cristiano, il diacono permanente nella santa chiesa di Dio mentre cammina deve invitare tutti a ricordare questo». Accanto al “diaconato comune”, quello che ogni cristiano riceve con il battesimo e con il quale si diventa partecipi della diaconia di Dio in Cristo, per il vescovo «con il ministero del diaconato si diventa rappresentante di Cristo, della sua Chiesa e animatore della comunità ecclesiale nell’ambito del servizio». Al termine della riflessione, monsignor Borghetti è stato sollecitato dal gruppo di Civitavecchia-Tarquinia con numerosi quesiti.
La mattinata si è conclusa con la celebrazione eucaristica ed il pranzo comunitario. Il pomeriggio il gruppo si è trasferito a Sovana per ammirare il borgo medioevale, le chiese di Santa Maria Maggiore e San Massimiliano, per concludere la giornata nella Cattedrale con la preghiera dei vespri. (Antonio La Ganga)
 
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