Si è svolto il convegno diocesano nella Cattedrale di San Francesco. Gli interventi del vescovo e dei due relatori

 
Una Chiesa che vive ‘insieme’
I sacramenti come cammino di formazione e strumento di unione delle famiglia naturale con la parrocchia «famiglia di famiglie»
 
«Una Chiesa che si riunisce per esprimere, anche visibilmente, che il nostro essere e vivere cristiano non è un vivere ‘a solo’ ma ‘insieme’». Così il vescovo, monsignor Luigi Marrucci, ha salutato i partecipanti al Convegno Diocesano che si è svolto lo scorso 4 ottobre nella cattedrale di Civitavecchia. 
Il convegno, dal tema ‘Catechesi e sacramenti dell’iniziazione cristiana. In Famiglia ci si impegna a vivere e trasmettere la fede’, ha approfondito il ruolo della famiglia quale soggetto educante ed educato, intendendo sia la famiglia naturale che la comunità parrocchiale, definita «famiglia di famiglie».
Centinaia le persone che hanno partecipato all’assemblea che apre l’anno pastorale: oltre a sacerdoti e religiosi, numerosi i fedeli in rappresentanza delle parrocchie e dei movimenti. In occasione del convegno è stata esposta in Cattedrale anche la Statua della Madonna Pellegrina, proveniente dal Santuario di Fatima, che in questi giorni si trova in Diocesi per il pellegrinaggio promosso dalla Chiesa Militare di Civitavecchia.
Monsignor Marrucci, presentando i contenuti dell’incontro, ha ricordato il cinquantesimo anno dell’apertura del Concilio che si celebrerà il prossimo 11 ottobre. «La Chiesa voluta dal Concilio Vaticano II – ha spiegato – non si preoccupa tanto dei numeri, ma dei contenuti: tutti siamo ‘popolo di Dio’, responsabile dell’annuncio profetico della Parola, popolo sacerdotale che celebra il Mistero della Pasqua del Signore e ne dà testimonianza con una vita di carità, di servizio, di accoglienza, di perdono. Questa famiglia di Dio però deve essere unita, deve camminare insieme, per essere credibile; deve rimanere costantemente, come discepola, alla scuola di Gesù Maestro, con una vita obbediente, leale, disinteressata’.
Proprio per favorire la crescita nell’unità della Chiesa, ha sottolineato il vescovo Marrucci, i sacramenti dell’iniziazione cristiana rappresentano il collegamento tra «la famiglia naturale, che in forza della sua fede, li richiede, cosicché i genitori sono, al tempo stesso, educandi ed educatori» e l’altra famiglia, più grande, la comunità parrocchiale «perché sacerdote, catechisti, associazioni, movimenti e gruppi ecclesiali, insieme, offrano un aiuto sostanziale» nel percorso formativo.
La riflessione del presule si è poi spostata sull’unità che deve crearsi all’interno delle due famiglie, quella naturale e quella della Chiesa di Dio. «La persona vive di relazione, di ascolto, di confronto, di dialogo, sempre alla ricerca della Verità e sottomessa alla Verità, che è Gesù Cristo».
Non sono mancati, a questo proposito, riferimenti a vicende che spesso minano la serenità delle comunità.
«Talvolta – ha dichiarato monsignor Marrucci – si assiste allo spettacolo di cristiani ‘senza fissa dimora’; vanno da una spazio sacro ad un altro senza essere ‘Chiesa-assemblea-popolo di Dio’ a cercare il ‘venditore di turno’ che a un prezzo, più o meno accettabile, conferisce qualcosa di sacro». Da qui l’importanza, il fulcro centrale, su cui essere Chiesa: «Noi siamo di Cristo; la parrocchia, il territorio a cui si appartiene, ci lega a Cristo, non al prete. E se ci unisce al sacerdote – gli affetti sono legittimi e sacrosanti – è per rimanere saldi, come pietre vive, su Gesù Figlio di Dio».
Dopo l’intervento iniziale, il convegno è proseguito con la meditazione della Lectio Divina guidata da don Cesare Mariano, docente di Sacra Scrittura all’Istituto teologico di Potenza e al Seminario Regionale Pugliese di Molfetta, che ha approfondito la Chiesa «’ecclesia’, cioè assemblea dei molti che, nella diversità dei carismi e dei ruoli, sono attratti dall’unico Maestro Gesù Cristo».
Secondo don Mariano, che ha invitato l’assemblea alla lettura degli Atti degli Apostoli, «l’unità della Chiesa si documenta, si manifesta nella fedeltà alla Parola di Dio, trasmessa ed insegnata dagli Apostoli, nel permanere saldi nella comunione e fedeli alla vita liturgica e di preghiera, in particolare alla celebrazione dell’Eucarestia».
Un’unità che, ha spiegato il sacerdote «è opera di Dio ma anche frutto dell’opera dell’uomo, della libera adesione dell’uomo all’iniziativa di Dio».
Descrivendo la prima comunità cristiana di Gerusalemme, in cui vi è «un’immagine di comunione, di unità e quindi di pace e di beatitudine come un dono che ci raggiunge oggi, interpellandoci direttamente a livello personale e comunitario», l’esperto di Sacre Scritture ha poi sottolineato che «la Chiesa esiste proprio per questo: perché ad ogni uomo sia data la possibilità di vivere un’esperienza di comunione con Dio e con gli uomini che lo renda davvero salvo».
Una missione questa che, attraverso l’incontro con Cristo, Dio ha affidato a ogni cristiano «dandoci così fiducia, comunicandoci la sua forza perché attraverso di noi, attraverso il nostro essere insieme, risplendano la Gloria di Cristo, la Potenza dello Spirito, l’Amore del Padre, il Mistero della Comunione del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».
Momento culminante dell’incontro è stata la relazione sui sacramenti dell’iniziazione cristiana di padre Matias Augè, docente del Pontificio Ateneo Anselmiano ed esperto di liturgia e pastorale sacramentale.
Il professor Augè ha ricordato che, nella società contemporanea, con la crisi dei modelli educativi «la nascita e la crescita del vero cristiano non fioriscono da una radice sociologica, ma da una forte esperienza di fede e di amore».
Anche nel suo intervento si rimanda all’esperienza dei Padri della Chiesa, quando una società pagana fu trasformata in una società cristiana, attraverso lo strumento della ‘iniziazione cristiana’. Una testimonianza che, nell’odierna situazione pastorale, fa riscoprire a diverse comunità cristiane «scelte pastorali di tipo paracatecumenale in ordine a ricuperare quella formazione fatta di evangelizzazione e catechesi in questo momento mancante».
Su queste basi, quindi, padre Augè auspica che si rinnovi la catechesi, «trasformandola da un impianto puramente dottrinale o nozionistico ai sacramenti in una iniziazione più compiuta che conduca ad una vera esperienza di vita cristiana nel seno della comunità ecclesiale».
Secondo il relatore, se l’iniziazione cristiana «si articola in tre tappe fondamentali: battesimo, confermazione, eucaristia», essa trova però solo nella terza, l’eucaristia, «un accompagnamento costante nella vita di ogni cristiano» essendo vissuta e partecipata nelle domeniche di tutto il percorso formativo e «assicurando la continuità della vita cristiana nel suo progredire».
La liturgia, «in quanto esperienza integrata di catechesi, celebrazione, vita» esprime allora «l’accompagnamento materno della Chiesa, contribuendo così a sviluppare la crescita della vita cristiana del credente e a maturare scelte responsabili».
Per padre Mergè «il Giorno del Signore è uno snodo capitale per custodire e promuovere il futuro della fede e il destino della speranza. La celebrazione eucaristica domenicale può illuminare e orientare la trasmissione della fede, l’incontro reale e storico con il Cristo e con la comunità dei credenti».
 
A. Colaiacomo