Santa Messa Crismale

'Lui ci ha chiamati e ci ha presi con sé'


L’istituzione del sacerdozio: questo l’evento centrale su cui ruota tutta la celebrazione della Santa Messa Crismale.
Nella mattina di giovedì 1 aprile, in una Concattedrale gremita di fedeli, la solenne celebrazione è stata presieduta dall’Amministratore Apostolico S.E. Mons. Gino Reali, alla quale hanno partecipato tutti i sacerdoti della Diocesi invitati a rinnovare le promesse fatte il giorno dell’ordinazione.
Di seguito riportiamo l’omelia del Vescovo Gino.
 
 
Sorelle e fratelli,
carissimi confratelli sacerdoti,
ho voluto incontrarvi oggi all’inizio del Triduo santo per conoscervi, per pregare con voi e con le vostre comunità, per salutarvi e per ringraziarvi del vostro lavoro, per augurarvi cordialmente la buona Pasqua.
 
1 – Celebriamo questa santa Messa Crismale portando nel cuore e negli occhi la particolare esperienza spirituale ecclesiale che abbiamo vissuto martedì 23 marzo, partecipando con il nostro popolo alla liturgia esequiale del pastore di questa Diocesi, il carissimo mons. Carlo Chenis. In quella preghiera di commiato c’era il dolore della Chiesa per 1a morte del suo pastore e la sua fede nella risurrezione, il dispiacere diffuso nella città e nel territorio per aver perso un uomo di riferimento e una guida autorevole e affidabile, ma c’era qualcosa di più che attraversava l’assemblea e le vie della città, il senso di un vuoto che improvvisamente si crea dentro, una domanda di significato sulla storia di una vita che si spezza, l’angoscia per una malattia terribile e veloce, il dovere di guardare avanti e la domanda: cosa c’è dietro? Cosa viene dopo la storia di un uomo? La storia di ognuno di noi? Cosa ci aspetta? Che ne sarà di noi?
La risposta ce la dà il Signore che nei giorni santi del compimento del suo mistero pasquale sembra pazientemente prenderci per mano e introdurci nei suoi passi finali che saranno i passi di ognuno: quelli della passione, della sofferenza ingiusta, quelli della morte per amore, e quelli della risurrezione e dei cieli che si aprono, dov’è la nostra patria.
Resta ancora una domanda: come raccogliere il messaggio di coloro che ci lasciano per il paradiso? Come evitare che si disperdano parole e gesti, progetti e sogni del Vescovo Carlo, che, proprio perché nostro Vescovo, non appartenevano soltanto a lui, erano anche nostri, di questa Chiesa di Civitavecchia – Tarquinia. E’ una domanda che attende una risposta, per custodire quella traditio-evangelii e traditio-fidei che permette alla Chiesa di entrare in tempi nuovi con la ricchezza e la saggezza della testimonianza passata.