La celebrazione del Corpus Domini ha aperto l’Anno Eucaristico per la diocesi

«La memoria del sacrificio di Cristo e l’annuncio della sua resurrezione per la redenzione e la salvezza di tutti. È questa la missione della Chiesa che si concentra nell’eucarestia, da essa trova forza e ispirazione». Con queste parole, l’arcivescovo Emil Paul Tscherrig, nunzio apostolico in Italia, ha aperto l’Anno Eucaristico diocesano con la Messa del Corpus Domini che ha presieduto nel suggestivo Forte Michelangelo di Civitavecchia. Centinaia i fedeli che giovedì 20 giugno hanno affollato il cortile del complesso militare all’interno del Porto celebrando la solennità del Corpo e del Sangue del Signore secondo il calendario tradizionale, nella seconda settimana dopo la Pentecoste evidenziandone il legame con il giovedì santo. A concelebrare, oltre che il vescovo Luigi Marrucci, era presente tutto il clero diocesano.
 
Il saluto del vescovo Marrucci
«Un abbraccio carissimo al popolo santo di Dio nei vari ministeri e carismi in cui vive il dono filiale del battesimo, affinché in questo Anno Eucaristico possa crescere nell’amore e nella devozione a Gesù Cristo presente nel sacramento dell’amore». Così il vescovo Luigi Marrucci, dopo aver ringraziato il nunzio Emil Paul Tscherrig per la sua partecipazione, ha salutato le centinaia di fedeli presenti al Forte Michelangelo.
«Al centro della vita sacramentale della Chiesa c’è l’eucaristia – ha ricordato il presule – fonte e apice di tutta la vita cristiana: medicina per i malati, sostegno nelle prove della vita, vocazione alla santità e alla missione, vincolo di unità nell’unico corpo di Cristo. L’eucaristia celebrata e adorata è anche sacrificio che attua l’opera della nostra redenzione». Per Marrucci «tutto questo si ricorda l’eucarestia che celebriamo e che ci fa essere l’unica chiesa di Gesù Cristo».
 
L’omelia di monsignor Tscherrig
Nell’omelia, il presule di origine elvetiche, ha portato ai fedeli la benedizione apostolica di papa Francesco «come segno della sua vicinanza e di intima comunione in Cristo risorto». Nella celebrazione è stata anche ricordata la dedicazione a San Francesco di Assisi della chiesa cattedrale «che fin dal 1782 è simbolo visibile della vostra comunione nella persona del vescovo e luogo della presenza reale del Signore nell’Eucarestia».
Tscherrig si è prima soffermato sulla figura di Melchìsedek, re e sacerdote che per celebrare la vittoria di Abramo contro i nemici offri in dono non animali ma pane e vino. Un personaggio poco conosciuto che si ritrova solo nel Salmo 110 e nella lettera agli Ebrei, ma che anticipa nelle Scritture la figura di Cristo,
Nel Vangelo di Luca, l’episodio della moltiplicazione dei pani, «diventa un gesto profetico dell’Eucaristia nella quale Gesù è morto e risorto, darà sé stesso a coloro che crederanno in lui». «Così – ha spiegato il nunzio – ogni volta che celebriamo l’Eucaristia si ripete Il miracolo: non si tratta più del pane che nutre il nostro corpo mortale bensì del nutrimento per la vita eterna».
«Quando il sacerdote pronuncia le parole di consacrazione – ha detto – lo Spirito Santo li trasforma nel corpo e nel sangue di Cristo. Nel pane e nel vino che offriamo al Padre insieme a Cristo ci troviamo anche noi: perché il pane non è soltanto frutto della terra ma anche opera del nostro lavoro, ossia una parte di noi stessi. In questo pane che alziamo si trova l’energia che consumiamo per il bene dei figli e della famiglia; sono concentrate le pene e le sofferenze di ogni giorno. Insieme a Cristo diventiamo sacrificio di ringraziamento alla Gloria del padre».
Il presule si è soffermato infine sulla lettera di San Paolo ai Corinzi nella quale «ha trasmesso il più antico testo che abbiamo sull’istituzione dell’eucarestia». «Paolo – ha spiegato – sottolinea che sono le informazioni ricevute dal Signore con il preciso mandato di fare memoria e di annunciare e di proclamare per mezzo della celebrazione eucaristica la morte e resurrezione. Pertanto nell’eucaristia si concentra la missione della Chiesa».
Per monsignor Tscherrig la memoria «ci conduce alle nostre radici per aiutarci a comprendere a vivere meglio il presente e ci spinge verso il futuro con speranza». «Noi – ha sottolineato – crediamo alla presenza reale di Cristo nell’eucaristia: nel pane e nel vino egli si fa continuamente amare per sostenerci e rinforzare il nostro cammino che conduce alla vita eterna».
«Chi riceve il Signore nella specie eucaristica – ha poi aggiunto – ne diviene il custode ed è portato a trasmettere questo gioioso dono a tutti». Una gioia che, secondo il nunzio, molti cristiani non vivono più perché hanno perso coscienza di essere tempio di Cristo.
«Sia la memoria che l’annuncio trovano la forza e l’ispirazione nel sacramento dell’eucarestia: così si può dire che la Chiesa viene dall’eucaristia e cresce attraverso di essa».
«Oggi – ha concluso l’arcivescovo – vogliamo chiedere che lo Spirito Santo ci ridoni questa gioia ogni volta che la riceviamo».
Alla Messa è seguita la processione eucaristica fino alla chiesa Cattedrale, aperta dai bambini che hanno ricevuto la Prima Comunione nel corso dell’ultimo anno e che ha visto sfilare tutte le varie componenti della Chiesa locale.