«Nella varietà dei doni gerarchici e carismatici, nella simultanea presenza davanti all’eucaristia di tutte le categorie sociali e di tutte le distinte sensibilità culturali ed ecclesiali, si percepisce in questo luogo la presenza dello Spirito che raccoglie l’unità delle diversità, che fa sorgere il lato plurale della Chiesa senza che nessuno venga escluso, scartato, trascurato». Così il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha definito la Cattedrale di Civitavecchia nella celebrazione eucaristica da lui presieduta in occasione del 235° anniversario della dedicazione che si è svolta lo scorso 20 maggio.
In una chiesa affollata in cui erano rappresentate tutte le parrocchie, i movimenti e le associazioni ecclesiali, il porporato ha concelebrato con il vescovo Luigi Marrucci e con il clero della diocesi.
La liturgia si è aperta con il saluto del vescovo Marrucci al segretario di Stato. Ringraziandolo per questa presenza, il presule ha descritto la chiesa come «un luogo sobrio sotto il profilo architettonico, lineare e armonico nella sua struttura, ricco nella teologia, come tutte le Chiese Cattedrali». Per Marrucci «è Chiesa-madre che genera e nutre i suoi figli con i Sacramenti; è Chiesa-sublime, città alta sul monte, dove Cristo-Agnello risplende ed è fonte di santificazione; è Chiesa-beata, dimora di Dio tra gli uomini, costruita sul fondamento degli Apostoli, in Gesù Cristo, fulcro di unità e pietra angolare». Per il vescovo «anima della santità della Chiesa è la carità, l’amore fraterno che deve regnare in essa, come in ogni famiglia l’amore autentico la rende salda e feconda».
Il cardinale Parolin ha salutato l’assemblea portando «il saluto, la vicinanza e la benedizione del Santo Padre Francesco». Nell’omelia, commentando le letture della sesta domenica del tempo pasquale, il celebrate ha evidenziato come sembrano «voler anticipare la prossima Pentecoste, sono unanimi nel presentarci l’importanza dell’azione dello Spirito nella Chiesa nascente».
Una «centralità» dello Spirito Santo che per il cardinale «vediamo qui simboleggiata nel mistero di questa Cattedrale, la quale manifesta in modo del tutto speciale l’azione del consolatore». «La Cattedrale – ha detto – è il luogo dove la Chiesa esprime la sua unità e si riconosce come popolo di Dio radunato nella multiformità delle sue espressioni e nella gloriosa distinzione dei carismi e delle funzioni, sotto la presidenza del vescovo successore degli apostoli». Parolin ha poi aggiunto che questa «manifesta la comunione di ogni membro della chiesa particolare con il vescovo e tramite questi con tutte le chiese sparse nel mondo: dai primi tempi apostolici agli ultimi giorni della storia. Ed è lo Spirito Santo che costruisce e fa crescere la comunione e l’unità tra tutti i battezzati. Egli raduna le pecore disperse e le conduce ad ascoltare la parola di Dio, egli spinge il cuore della Chiesa verso Gesù e fa in modo che tra mille distinzioni e diversità, e perfino talvolta a contrapposizioni, sbocci e si confermi l’unità».
Grazie allo Spirito Santo, ha poi spiegato il segretario di Stato, «che perfino attraverso i limiti e le mancanze si faccia strada il soffio divino capace di dare forma a storie di santità, a partire dalle parzialità e imperfezioni umane; si fa esperienza viva e confortante che la Chiesa non è solo un edificio costruito da pietre, ma soprattutto un edificio formato da pietre vive».
«La cattedrale – ha concluso il cardinale – deve perciò riconoscersi da parte di tutti come un faro, perennemente acceso ad illuminare il volto di Cristo nel volto della Chiesa, cioè di coloro che lo accolgono come signore, salvatore e maestro della loro vita. Un faro per la liturgia che vi si celebra e per la carità che è il frutto di questa celebrazione, un faro per la dottrina che vi si insegna e per la mitezza e l’umiltà con la quale vi si diffonde, un faro per tutti coloro che sono alla ricerca del significato autentico dell’esistenza e vagano negli irti sentieri senza via di uscita».
La celebrazione è stata animata dalle corali “Ensemble Incantus” del maestro Riccardo Schioppa, “Note Moleste” del maestro Giovanni Cernicchiaro e “Sol Diesis” del maestro Fabrizio Castellani, accompagnate all’organo dal maestro Luca Purchiaroni.