Corpus Domini, la «luce mariana» dell’Eucaristia

Una catechesi mariana nell'omelia di monsignor Marrucci alla Messa della Cattedrale

«Ci troviamo alla scuola di Maria, donna eucaristica, per celebrare il Corpus Domini come Chiesa di Dio che nasce dal suo amore. Ogni volta che l’assemblea cristiana si riunisce esprime la visibilità della Chiesa e ci ricorda che siamo generati dall’amore di Dio». Così il vescovo Luigi Marrucci ha introdotto la celebrazione eucaristica per il Corpus Domini che si è svolta il 4 giugno scorso nella Cattedrale di Civitavecchia.
Quella che si è riunita, ha spiegato il presule, è la Chiesa costituita intorno al suo vescovo per partecipare al mistero dell’Eucaristia, rendere grazie e testimoniare l’amore che Gesù ha insegnato.
Questo è il Corpus Domini, la solennità del Corpo e del Sangue del Signore, che la diocesi ricorda con due celebrazioni e processioni, entrambe presiedute dal vescovo Luigi Marrucci. Oltre a quella di Civitavecchia, domenica 7 giugno a Tarquinia il presule ha celebrato la Messa nella chiesa di San Francesco alla quale è seguita la processione eucaristica per le vie della città, abbellite con l’infiorata.
Un duplice appuntamento con cui si celebra la solennità rispettando sia il calendario tradizionale, che istituisce il Corpus Domini il giovedì della seconda settimana dopo la Pentecoste evidenziandone il legame con il giovedì santo, sia con il calendario della Chiesa italiana che lo ricorda la domenica successiva. Una festa istituita nel 1264 da papa Urbano IV affinché il popolo cristiano potesse partecipare con “speciale devozione” alla Messa.
L’omelia del giovedì di monsignor Marrucci è stata una catechesi sulla figura di Maria «perché la Chiesa, e la nostra Chiesa particolare in questo anno Mariano, vive della luce e del modello di Maria, la quale è intimamente unita al Signore». Il presule ha ricordato «le due “perle mariane” intimamente connesse all’eucaristia che ci ha lasciato Giovanni Paolo II»: la lettera apostolica “Il Rosario della Vergine Maria” e l’enciclica “Ecclesia de Eucharistia”. Partendo dal magistero di Giovanni Paolo II, monsignor Marrucci ha percorso tre elementi dell’eucaristia leggendoli sotto una luce mariana: l’eucaristia banchetto sacrificale, l’eucaristia convito e l’eucaristia celebrata e adorata.
«È banchetto – ha spiegato il vescovo –  perché siamo riuniti in una mensa e in Maria, per tutta la sua vita e in particolare per la sua presenza sul Calvario, ne percepiamo la dimensione sacrificale». Monsignor Marrucci, riprendendo l’apostolo Paolo, ha ricordato il memoriale che l’assemblea riunita compie ad ogni celebrazione, annunciando la morte e risurrezione di Cristo.
«Nel momento in cui si mangia la cena de Signore – ha detto – si partecipa al suo sacrificio sulla croce». Maria, ha sottolineato il presule, presente nel cenacolo il giorno di Pentecoste e presente sotto la Croce, «con tutta la sua vita ha partecipato alla sofferenza sacrificale del figlio, fin dal momento che ha accolto la voce dell’angelo. Ella è modello che indica come ci si offre al Signore e diventa compagna nell’offerta della nostra esistenza».
Il secondo passaggio proposto da monsignor Marrucci è quello dell’eucaristia convitto. «Maria – ha detto – è assidua allo spezzare il pane: il pane eucaristico, il pane dell’amore, il pane del servizio, il pane del perdono, il pane della lode». «Eucaristia vuol dire essere unità, vuol dire essere assemblea dei fedeli, essere uno. Maria ha accolto il figlio di Dio nel suo seno ed è diventata un’unica realtà con lui, diventato carne della sua carne».
L’ultimo aspetto è quello dell’eucaristia celebrata e adorata. «Dalla celebrazione sgorga la nostra adorazione al Signore. Il ventre di Maria – ha detto il presule – celebra il Cristo uomo e quindi lei diviene il primo ostensorio di Gesù». Monsignor Marrucci ha concluso ricordando anche don Tonino Bello che, parlando del Corpus Domini come festa dell’adorazione di Gesù eucaristico, ha affermato che «la prima processione l’ha fatta Maria recandosi da Elisabetta». «Ognuno di noi – ha concluso – è tabernacolo e ostensorio di Cristo, stiamo attenti a non diventare solo il secondo, sarebbe la nostra morte».