Una rete gettata nel mare

Celebrazione eucaristica per l'inizio del servizio pastorale
25-07-2020

Carissime sorelle e carissimi fratelli della Chiesa che vive in Civitavecchia e in Tarquinia, ringraziamo insieme il Signore che ci ha convocati per questo giorno di gioia. Potete immaginare l’emozione che provo nel cuore in questo momento. Prima di tutto desidero esprimere il più vivo ringraziamento a Mons. Marrucci, che mi introduce nella nuova missione cui il Papa mi chiama: a lui pastore buono ed attento dobbiamo molto come Chiesa diocesana. Lo ringrazio facendo miei i sentimenti di tanti che sono qui per la sua discrezione, per la sua solerzia, per la sua costante presenza in mezzo a noi. Desidero, poi, ricordare la testimonianza luminosa di Mons. Carlo Chenis, che ha lasciato un segno profondo e autorevole in questa amata Diocesi: sono convinto che dal cielo ci guarda e ci incoraggia a camminare nella comunione gioiosa dei figli di Dio.

La domanda del discernimento
Come dice Salomone nella prima lettura che abbiamo ascoltato, io mi sento come un servo in mezzo al popolo che Dio ha scelto per amarlo e per condurlo: è il popolo composto da tutti noi, peccatori, che veniamo liberati e salvati dal sacrificio pasquale del Signore Gesù.
La preghiera di Salomone, che faccio mia, chiede al Signore Onnipotente che conceda al suo servo un cuore docile per poter distinguere il bene dal male. Sì, o Signore, ti chiedo un cuore docile che sappia ascoltare senza stancarsi, che sia capace di accogliere ogni sorella ed ogni fratello (a cominciare dai sacerdoti, insostituibili collaboratori del Vescovo), che possa proporre al popolo affidatogli la via da seguire per entrare nell’autentica felicità.
Ho davvero bisogno che il mio cuore sia un cuore docile. Un cuore plasmabile dalla Grazia divina in obbedienza alla Parola di vita che ci viene donata con abbondanza dal Signore; un cuore aperto all’incontro e al dialogo; un cuore gioioso, capace di infondere gioia e di offrire speranza.
Un cuore, cioè, che sappia sempre valorizzare il bene ed opporsi al male, che sappia scoprire i germi di bellezza e di vita che sono in ogni uomo, secondo l’insegnamento dell’apostolo Paolo: Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono, astenetevi da ogni specie di male. (1Ts 5, 19-20)

Dove ci porta il discernimento
Vorrei che il discernimento guidasse ogni futuro passo del nostro cammino diocesano, soprattutto alla luce degli eventi dei mesi scorsi che ci chiedono di ripensare le modalità dell’annuncio evangelico e di innovare lo stile della presenza nel mondo per poter efficacemente offrire la speranza di Cristo al mondo frantumato e scosso dalla crisi della pandemia. Vorrei, allora, con voi – alla luce della sapienza della Parola che abbiamo ricevuto – comprendere quale sia il frutto del discernimento.

Figlio mio,
se appunto invocherai lintelligenza
e rivolgerai la tua voce alla prudenza,
se la ricercherai come largento
e per averla scaverai come per i tesori,
allora comprenderai il timore del Signore
e troverai la conoscenza di Dio,
perché il Signore dà la sapienza,
dalla sua bocca escono scienza e prudenza. (Pr 2, 1.3-6)

Sì, il vero tesoro della nostra vita è l’intelligenza, intesa nel senso etimologico che proviene da intus – legere, ed è quindi la comprensione del Mistero. Si tratta di “scrutare”, di accogliere, di comprendere la Parola del Signore che dona luce e salvezza. Dove andare, se non in questa direzione?
Il nostro cammino diocesano – come già è avvenuto nel passato – può muovere i suoi passi da questa scelta chiara: ascoltare il Signore che ci parla e ci chiede di porre le nostre intelligenze al servizio dell’edificazione del Regno di Dio; lo faremo insieme con umiltà e con passione; con semplicità e con impegno. Molteplici attenzioni dovremo avere per essere presenti significativamente nella vita delle nostre città, a cominciare dal sostegno alle famiglie, dalla prossimità con i poveri e tutti coloro che sono in difficoltà, dall’attenzione al mondo del lavoro (il nostro porto!) e – purtroppo – alla crisi occupazionale che ci accompagna, dall’altissima considerazione che dovremmo avere per gli anziani, uno dei tesori più preziosi di questa comunità!
Il mercante – ci dice il Vangelo – trova il tesoro ed è pieno di gioia. Chiedo per me e per tutti voi al Signore il dono di questa gioia semplice ed autentica, intensa e generosa: è la gioia che rende i nostri piedi pronti a correre per annunciare il Vangelo, così come le donne corsero per comunicare agli Apostoli che avevano incontrato il Signore vivo, il Risorto. Perché noi, carissime sorelle e carissimi fratelli, abbiamo il compito di dire a questa società così contraddittoria che il Signore è vivo e che desidera camminare con ogni uomo e con ogni donna di buona volontà. Non possiamo rinunciare a questa missione: Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato. (At 4, 20)

Penso che l’entusiasmo con cui vorremmo annunciare il Vangelo debba essere “giovane”, fresco, spontaneo, capace di suscitare linguaggi nuovi, adeguati a tempi, vicini ai giovani che ci chiedono: “dove siete? perché non vi accorgete delle nostre difficoltà? aiutateci a capire!”
Devo dirvi con chiarezza: la vera gioia nella vita, quella che prova il mercante – cercatore (questo appellativo ha un significato particolare in riferimento alle parole di Papa Francesco che invita a vivere l’inquietudine della ricerca per poter scoprire l’immensità dell’Amore divino) viene solo dall’incontro con Gesù Cristo. Desidero aiutarvi a scoprire che solo Lui può darci questa gioia. Lo farò con tutte le forze che il Signore mi concederà. Diceva San Paolo VI:
Si può dire che la gioia, la vera gioia, quella della coscienza, quella del cuore, è un tesoro proprio del cristiano, proprio di colui che veramente crede in Cristo risorto, a Lui aderisce, di Lui vive… E Cristo, ricordiamolo, è la gioia! Auguriamoci tutti di farne l’ineffabile esperienza. (Udienza generale del 19 aprile 1972)
È l’apostolo Paolo che ci indica la strada per conseguire la vera gioia, per trovare, dunque, il vero tesoro, la perla luminosa della nostra vita quando afferma in Fil 3, 7-8:
Ma quello che poteva essere per me un guadagno, lho considerato una perdita a motivo di Cristo. Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo.

Chiamati tutti al discernimento
Siamo dinanzi ad un meraviglioso mare, che ci parla di infinito e di luce. È il mare della pesca, del fruttato, della vita che si alimenta con il lavoro duro e faticoso. Il Regno dei cieli, ci ha detto Gesù, è una rete gettata in questo mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Dinanzi a questo mare, sento il desiderio di andare a pesca con tutti voi di quegli uomini e di quelle donne che – anche senza saperlo – sono in attesa del pescatore,per incontrare il loro Signore e trovare, in tal modo, la vera gioia. Potremo incontrarli per le strade delle nostre città e paesi, potremo dialogare con loro e sarà un percorso per accompagnarli a scoprire l’unica Verità della nostra vita: il Signore Gesù! Ascoltiamo la sua promessa:
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. (Gv 14, 6-7)
Il nostro tesoro è certamente nell’incontro con Lui. Come ci chiede Gesù, siamo chiamati a valorizzare tutto il cammino trascorso e ad estrarre dal tesoro cose antiche, per armonizzarle con le cose nuove. Sento questa frase del Vangelo come un appello a vivere con entusiasmo il mio ministero che oggi inizio tra voi e per voi, come fratello e come padre per offrire il contributo del mio essere servo tra voi, portando in luce le tante ricchezze che sono nella vostra storia diocesana. Non dobbiamo dimenticare, né sottovalutare tutto ciò che abbiamo ricevuto, il patrimonio con cui ci è stata trasmessa la fede, con cui la buona notizia si è diffusa in questa terra, a cominciare dalla testimonianza dei martiri ed in particolare di S. Fermina e di S. Margherita da Tarquinia. San Giovanni Paolo II ci ha detto:
La vostra è una città che ha sofferto, dunque, ma che ha saputo soffrire con dignità. In questo quadro storico, risplende di particolare fulgore il posto che vi tenne la fede cristiana. Essa fu qui ricevuta fin dai primordi del Vangelo, ed è stata sempre per i vostri padri sorgente di energie, di speranza e di rinascita. Per questa fede son morti, nel periodo delle persecuzioni romane, tanti concittadini, che nel corso dei secoli sono stati per i vostri antenati modelli e intercessori. (Discorso alla cittadinanza, 19 marzo 1987)
Possiamo, però, arricchire e dare sviluppo in tutte le azioni pastorali che decideremo di vivere insieme, in spirito sinodale e con un’attenzione specifica ad essere sempre una Chiesa che rinuncia alla mondanità e si proietta verso l’esterno, uscendo dai propri ambiti e luoghi tradizionali per ascoltare la sofferenza degli uomini ed accompagnarli nel loro cammino, annunciando la gioia di Cristo Risorto. Si tratta di far scoprire a ciascuno che la chiamata del Signore è da sempre: ognuno da sempre è amato e benedetto, come ci ha detto oggi l’apostolo Paolo nella lettera ai Romani.
Compito della comunità dei credenti è proprio quello di condurre gli uomini al battesimo e alla sua riscoperta, di indirizzarli a valorizzare la conformazione a Cristo, l’incontro che ci trasforma. Abbiamo ascoltato: siamo chiamati, siamo salvati, siamo condotti alla gloria eterna dell’Amore eterno! La forza dell’annuncio cristiano è proprio nella consapevolezza di un Amore che non si esaurisce come le realtà contingenti e di una chiamata alla relazione fondamentale con Colui che ci ha creati, che ci ha salvati, che continua a condurci e ad accompagnarci nei sentieri della vita.

Maria, nostra Madre, Madre delle Grazie ottenga a noi la Grazia di poter gioiosamente camminare nella fede mediante il Vangelo e l’Eucarestia e di essere il “segno” nella storia della comunione di Amore a cui la Trinità divina ci chiama. Affido alla Madonna Santissima il mio servizio tra voi e le chiedo di proteggere la nostra Chiesa, donandole l’autentica sapienza del cuore. Sarà lei, secondo le profetiche parole di San Giovanni Paolo II, la bussola per non smarrire la rotta; sarà Lei, la nostra Stella del Mare, (cfr. Discorso ai portuali e ai pescatori, 19 marzo 1987)

+ don Gianrico, vescovo