Lettera di Avvento “Venite, camminiamo alla luce del Signore” (Is 2,5)

Ai miei fratelli
nel sacerdozio ministeriale e battesimale della Chiesa di Civitavecchia-Tarquinia
 
Cari amici,
due eventi mi sollecitano ad affrontare il tema della Parola di Dio:il primo è la celebrazione dei 235 anni della Dedicazione della Chiesa Cattedrale, la Chiesa
madre di tutta la comunità cristiana che vive nel territorio della Diocesi di Civitavecchia-Tarquinia e che il 20 maggio 2017 abbiamo rievocato in modo solenne.
In quella circostanza la nostra riflessione si è fermata sulla Chiesa come comunità di fede, famiglia e popolo di Dio. E l’icona che accompagna e manifesta la Chiesa è quella del “cammino”.
Proprio perché in cammino, la Chiesa è invincibile di fronte agli attacchi che da varie parti le vengono sollevati; è invincibile perché cammina confessando la sua fede in Gesù Cristo; è forte nella professione di fede perché è popolo che prega, che si fida del suo Signore e a lui si affida.
E chi vive di Dio è ammirevole, persona pronta ad aprire nuove strade.
Nessuna persona che apre strade nuove resta esente da cicatrici e la Chiesa, madre pietosa e misericordiosa, è sempre pronta a lenirle e a cicatrizzarle.
Chi vive alla sequela del Profeta per eccellenza, Gesù Cristo, Figlio di Dio e Parola di Dio nella sua pienezza, è spesso incompreso da molti, è sospettato, calunniato, dimenticato, talvolta caricato di croce.

L’altro evento che anche la nostra Chiesa particolare ha vissuto è il quinto centenario dellaRiforma, quando una parte della cristianità non condivise più il cammino nella Chiesa cattolica.
Nei convegni diocesani abbiamo riflettuto sul significato della Riforma e sulle conseguenze che essa ha prodotto, ma anche il cammino che dal Concilio Vaticano II si è messo in movimento.
La Riforma fu come un’esplosione nucleare: ha liberato tante energie che hanno rinnovato le due Chiese ma hanno prodotto anche molte distruzioni. E molte di queste energie  hanno prodotto violenza verbale, giuridica, armata. Occorre riscoprire l’unità nella pluralità e fare della diversità una riconciliazione costruita sul desiderio del Verbo di Dio “ut unum sint”.
 
Questi due eventi hanno fatto nascere o riscoprire il desiderio di mettere o ricollocare laParola di Dio al centro della vita della Chiesa. Per questi motivi le due lettere di avvento-natale e quaresima-pasqua porteranno la riflessione su questo argomento per lasciare che la Parola di Dio faccia in noi quella corsa che ai tempi dell’anziano Eli “sembrava essere rara” (1 Sam 3,1).
La comunità cristiana cammina alla luce della Parola: “lampada per i miei passi è la tua Parola, luce sul mio cammino” (Sal 118 [119], 105).
 
Al termine del Giubileo straordinario della misericordia, il Santo Padre Francesco haindirizzato a tutti i cristiani una lettera “Misericordia et misera” nella quale, riprendendo l’esortazione post sinodale “Verbum Domini” sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa (30 settembre 2010) afferma:
“Sarebbe opportuno che ogni comunità, in una domenica dell’Anno liturgico, potesse rinnovare l’impegno per la diffusione, la conoscenza e l’approfondimento della Sacra Scrittura: una domenica dedicata interamente alla Parola di Dio, per comprendere l’inesauribile ricchezza che proviene da quel dialogo costante di Dio con il suo popolo. Non mancherà la creatività per arricchire questo momento con iniziative che stimolino i credenti ad essere strumenti vivi di trasmissione della Parola. Certamente, tra queste iniziative vi è la diffusione più ampia della lectio divina, affinché, attraverso la lettura orante del testo sacro, la vita spirituale trovi sostegno e crescita” (MM 7).
 
Il Concilio Vaticano II ha ricollocato la Sacra Scrittura al centro della vita della Chiesa,affinché tutti i fedeli si accostino ai testi biblici con lo studio, la preghiera e la liturgia (cfr DV 21-25).
Per questo, in ciascuna comunità parrocchiale, all’inizio della Visita Pastorale, porto processionalmente in dono l’Evangeliario come segno della centralità di Cristo-Parola, che, insieme a Cristo-Eucaristia, sono il tesoro della Chiesa.

  1. Dio si comunica in molti modi

 Molti sono i modi attraverso cui Dio si comunica e comunica con l’umanità: dall’opera dellacreazione alla Parola pronunciata in forme e mediante persone diverse – patriarchi, giudici, re, profeti – fino alla Parola vivente che è il suo Figlio Gesù: “Parola unica, perfetta e definitiva del Padre” (CCC 65).
Potremmo definire Dio come “Colui che parla ed agisce”, Parola che vuole entrare in comunicazione con gli uomini perché, rivelatosi, questi possano conoscerlo ed amarlo, Parola che compie ciò che dice e salva creando comunione tra lui e le sue creature, per unirle sempre di più tra loro: da Parola, azione-creatrice e salvatrice a Parola lievito-di-fraternità.
 
Gesù Cristo completa la rivelazione e pertanto “non è da aspettarsi alcuna nuova rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo” (DV 4).
Le rivelazioni cosiddette “private”, alcune anche riconosciute dalla Chiesa, non appartengono al deposito della fede; sono dono personale e ”il loro ruolo non è di ‘migliorare o completare’ la rivelazione definitiva di Gesù Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica” (CCC 67).
 
La Parola poi diviene “Scrittura”. Ciò che Dio ha detto si compie e viene consegnatoall’uomo perché sia tramandato: il dono della Parola si dispiega nel tempo e diviene messaggio per tutti: “Ciò che abbiamo udito e conosciuto e i nostri padri ci hanno raccontato non lo terremo nascosto ai nostri figli, raccontando alla generazione futura le azioni gloriose e potenti del Signore e le meraviglie che egli ha compiuto” (Sal 78, 3-4).
 
La tradizione orale conserva la Parola di Dio fino a giungere, attraverso un lungo ecomplesso procedimento, a trovare il suo collocamento scritto. Le varie tradizioni orali, vengono raccolte e poi confluiscono in un unico testo, quello che giunge fino a noi.
Per comprendere il significato teologico di questa messa per scritto della Parola rivelata, la stessa Scrittura ci offre due esempi:

  1. nel Pentateuco, Dio, dopo la vittoria contro Amalek, chiede a Mosè: “scrivi questo per ricordo nel libro e mettilo negli orecchi di Giosuè” (Es 17,14);
  2. inoltre nel libro del profeta, quando è imminente l’inizio dell’esilio babilonese, Geremia impedito di parlare nel tempio di Gerusalemme, dice allo scriba Baruc: “scrivi tutte le parole che ti ho detto riguardo a Gerusalemme, a Giuda e a tutte le nazioni, dal tempo di Giosia fino ad oggi” (Ger 36,2). Il rotolo poi viene letto da Baruc al popolo e al re Ioiakim, che disporrà di dargli fuoco, ma il Signore ordinerà a Geremia di riscrivere il rotolo. L’intento di distruggere la Parola di Dio e di fermarne la corsa, fallisce.

¿E’ la Parola che, nel corso della rivelazione, Dio dona al suo popolo e che viene primatrasmessa oralmente “trasmissione viva compiuta nello Spirito Santo” (CCC 78) per trovare poi la sua collocazione nella Sacra Scrittura “Parola di Dio messa per iscritto sotto l’ispirazione dello Spirito Santo” e consegnata alla Chiesa, perché “fedelmente conservata, esposta e diffusa” (CCC 81)
sia “trasmessa a tutte le generazioni” (cfr DV 8).
Pertanto Sacra Scrittura e Sacra Tradizione costituiscono il “deposito della fede” chemediante gli Apostoli “è stato affidato alla totalità della Chiesa” (CCC 84).

  1. La Chiesa custode della Bibbia

La Chiesa, che venera le divine Scritture come venera il Corpo stesso del Signore, èchiamata a “custodire” e ad “incarnare” nel tempo la Parola di Dio, Parola per tutti e per sempre ma bisognosa di renderla viva in ogni epoca storica, perché la grazia che da essa sgorga possa raggiungere tutti i popoli: “la verità impressa nell’annuncio del Vangelo da parte di Gesù deve raggiungere la sua pienezza fino alla fine dei secoli” (Papa Francesco, Discorso in occasione del venticinquesimo anniversario del Catechismo della Chiesa Cattolica, 11 ottobre 2017).
Se la Chiesa custodisce e, nel tempo, fa progredire la Parola, Dio però ne è l’autore esolo lui rimane l’ispiratore degli autori umani che, grazie all’azione dello Spirito Santo, scrivono i Libri Sacri, che insegnano la verità.
Nel corso dei secoli, diverse sono le riflessioni della teologia dell’ispirazione:

  • la riflessione dei Padri della Chiesa è più catechetico-pastorale che speculativa: lo scrittore biblico viene descritto come strumento di Dio;
  • la teologia scolastica riprende l’immagine dello scrittore-strumento e la rielabora vedendo in Dio la causa principale che ispira e muove lo scrittore a scrivere;
  • il Concilio di Firenze (1442) introduce per la prima volta nei documenti del magistero la categoria dell’ispirazione come ragione e fondamento del carattere divino dei libri sacri;
  • il Concilio di Trento (1545-1563)  riafferma il fatto dell’ispirazione biblica, mentre la teologia successiva cerca di spiegarla con teorie diverse, non sempre accolte dal Magistero e che il Concilio Vaticano I (1868-1870) respinge;
  • il Concilio Vaticano II (1962-1965) afferma: “Le verità divinamente rivelate, che sono contenute ed espresse nei libri della sacra Scrittura, furono scritte per ispirazione dello Spirito Santo” (DV 11).

Strettamente unito al concetto di ispirazione è quello di verità nella Bibbia: “Poiché tutto ciò che gli autori ispirati o agiografi asseriscono è da ritenersi asserito dallo Spirito Santo, si deve dichiarare, per conseguenza, che i libri della Scrittura insegnano con certezza, fedelmente e senza errore la verità che Dio, per la nostra salvezza, volle fosse consegnata nelle sacre lettere. Pertanto ogni Scrittura divinamente ispirata è anche utile per insegnare, per convincere, per correggere, per educare alla giustizia, affinché l uomo di Dio sia perfetto, addestrato ad ogni opera buona” (DV 11).
 
Tutto il popolo di Dio pertanto è “partecipe della comprensione e della trasmissione della verità rivelata” (CCC 91) in quanto l’unzione dello Spirito Santo insegna e guida sempre ”alla verità tutta intera” (cfr 1 Gv 2.20.27).
La Parola di Dio sostiene e dà vigore alla Chiesa ed è per i suoi figli saldezza difede, nutrimento di vita, sorgente di spiritualità; perciò “è necessario che i fedeli abbiano largo accesso alla Sacra Scrittura” (DV 21).
Dallo studio e dal costante approfondimento della Sacra Scrittura trae alimento il cammino spirituale di ogni battezzato e trova grande beneficio il ministero della parola per i presbiteri, per i catechisti e per i responsabili dei gruppi ecclesiali (cfr CCC 131-133). Questo è fondamentale per un vero discepolato perché, come commenta San Girolamo, poi confermato dal Concilio Vaticano II: “L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo” (S. Girolamo, Commento a Isaia).
 L’approfondimento della Sacra Scrittura in ogni epoca storica, che si chiamainculturazione della Parola e il deposito della fede, pur custodito fedelmente dalla Chiesa, devono progredire nella vita stessa della Chiesa “con la riflessione e lo studio, con la profonda intelligenza che i credenti provano delle cose spirituali e con la predicazione di coloro i quali, con la successione episcopale, hanno ricevuto un carisma certo di verità” (DV 8 e CCC 94).
“Il cristianesimo, afferma San Bernardo, è la religione della Parola di Dio, non di una parola scritta e muta, ma del Verbo incarnato e vivente”.
“All inizio dell essere cristiano c è l incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e la direzione decisiva” (Benedetto XVI, enciclica Deus caritas est – 25 dicembre 2005).
Da qui nasce quella che viene definita “inculturazione etica”, cioè lo stile di vita cheogni cristiano è chiamato a vivere per essere discepolo del Risorto (cfr Giovanni Paolo II, enciclica Veritatis Splendor 107 – 6 agosto 1993).

  1. Conoscere la Bibbia per pregare con la Bibbia

La Bibbia, “lettera di amore di Dio all’umanità”, è l’unico libro che non solo racconta ai lettori una storia, ma li invita ad essere parte della stessa storia di Dio.
Leggerla, meditarla è prima di tutto incontrare e conoscere Gesù, a cui ci si avvicina per fede; occorre però lasciar agire lo Spirito Santo “che perfeziona la fede per mezzo dei suoi doni” (DV 5); è lui, il Maestro di vita interiore e l’artefice di Gesù in ogni volto umano.
La Chiesa e i cristiani nascono e crescono grazie alla Parola di Dio e ai Sacramenti. Sono i due poli inseparabili della Chiesa che si raduna in assemblea.
“Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona” (2 Tm 3,16-17).
San Giustino, filosofo ed apologeta del II secolo, così presenta l’unità indivisibile tra Parola e Sacramento per non correre il rischio di percepire la Parola come materia prima per formule dottrinali e il Sacramento come atto magico: “Nel giorno chiamato ‘del Sole’ ci raduniamo tutti insieme, abitanti delle città o delle campagne, e si leggono le memorie degli apostoli o gli scritti dei profeti, finché il tempo lo consente. Poi, quando il lettore ha terminato, il presidente dell’assemblea prende la parola per ammonirci ed esortarci ad imitare questi buoni esempi. Poi tutti insieme ci alziamo in piedi ed innalziamo preghiere [a Dio]; e, come abbiamo detto, terminata la preghiera, vengono portati pane, vino ed acqua, e il presidente, nello stesso modo, secondo il suo meglio, innalza preghiere e rendimenti di grazie, e il popolo esprime il suo accordo proclamando l’Amen. Si fa quindi la distribuzione e la condivisione a ciascuno degli alimenti consacrati e, attraverso i diaconi, se ne manda agli assenti” (S. Giustino, Apologia I, 67,3-5).
Solo nell’unità di Parola e Sacramento comunichiamo con Colui che ne è la sorgente.Mangiare la Parola è inseparabile dal mangiare il pane dell’Eucaristia, anzi l’Eucaristia è “parola misticamente spezzata”. “Noi mangiamo la sua carne e beviamo il suo sangue non solo nell’Eucaristia, ma anche nella lettura delle Scritture” (S. Girolamo, Sull’Ecclesiaste, 3,13).
Gesù Cristo può essere nutrimento vivificante solo se è inseparabilmente corpo sacramentale e Parola che suscita la fede: ciò che ricevi nella bocca deve essere anche mangiato nel cuore: “credi e mangerai” (S. Agostino, Commento al vangelo di Gv 25,12).
 La Parola di Dio, ascoltata con il cuore e meditata quotidianamente, è come uno“specchio” in cui ciascuno può scorgere la propria immagine e la propria storia (cfr Gc 1,23-25); ma non bisogna fuggire dal “guardare dentro”, da sondare la coscienza. Per questo occorre “ruminare” i testi della Sacra Scrittura, come fa il cammello a cui basta poco cibo, lo conserva dentro di sé e, finché non torna alla stalla, lo fa risalire in bocca, lo rumina fino a farlo entrare nelle sue ossa e nella sua carne (Lettera di Barnaba 10,11).

Un ambito privilegiato per l’ascolto orante della Parola è quello costituito dalla praticadella “lectio divina”, sempre raccomandata per tenere vivo il contatto con Dio ed avere il gusto delle realtà divine: “Impara a conoscere il cuore di Dio nelle parole di Dio” (S. Gregorio Magno, Registro delle lettere, 5,46).
Questa preghiera si articola in alcuni passaggi:

  • la lettura del testo offre il cibo della Parola: va fatta con attenzione, pacatezza, senzasorvolare ciò che sembra secondario, interpretando correttamente il senso oggettivo storico. Occorre leggere e rileggere, rilevando ciò che appare più significativo, lasciandosi mettere in discussione e interrogandoci “cosa dice il testo biblico in sé?”;
  • la meditazione rumina la parola, la custodisce nel cuore come Maria. Ciò che è stato letto viene confrontato con passi biblici paralleli, con i misteri della fede, con la vita personale, con gli avvenimenti e le situazioni della storia di oggi. Si risvegliano sentimenti di pace, di gioia, di generosità e di coraggio. Si cerca di discernere la concreta volontà del Signore, si prende un impegno preciso domandandoci: “cosa dice il testo biblico a noi?”;
  • l’orazione esprime i sentimenti e i desideri santi che nascono nel cuore. La parola di Dio entrata in noi per farsi parola nostra rivolta a Dio. Si possono ripetere, in dialogo con lui, formule ricavate dal testo letto o espressioni spontanee di lode, di gratitudine, di rimorso, di supplica, di intercessione che rispondono alla domanda; “che cosa diciamo noi al Signore in risposta alla sua Parola?”;
  • la contemplazione rivolge a Dio l’attenzione amorosa e adorante, in profondo silenzio, rimanendo muti alla sua presenza e domandandoci: “quale conversione della mente, del cuore e della vita chiede a noi il Signore?”;
  • la comunicazione infine condivide con altri fratelli la risonanza interiore che la Parola, letta, meditata, pregata e contemplata, ha avuto nel proprio cuore. Può avvenire all’interno di una sobria celebrazione comunitaria, in cui si proclama ancora la stessa Parola, acclamandola eventualmente con il canto.

Questi momenti della preghiera si prolungano nella missione, testimoniando con le azioni della vita quotidiana la Parola che ha preso carne nel credente. Accogliendo in sé l’amore di Dio per tutti, ci si dona generosamente agli altri. (cfr CEI, La Verità vi farà liberi, Catechismo degli adulti 631; Benedetto XVI, Verbum Domini 87 – 11 dicembre 2010).
 
Conclusione
Il mistero del Verbo di Dio, dispiegato nel tempo, trova la sua incarnazione nel grembodella Vergine Maria; non solo, ma anche in quelli che “lo hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati” (cfr Gv 1,12s).  E’ una seconda incarnazione che il Verbo di Dio compie ogni giorno, sino alla fine della storia dell’umanità, in coloro che sono docili all’azione dello Spirito Santo.
Perché la Parola trovi accoglienza e diventi vita, occorre essere introdotti nell’ascolto,occorre aprirle la porta; illuminati e guidati nella lettura e nella meditazione, la Parola poi cresce con chi la legge, avviene un intreccio di domanda e risposta tra il testo e il lettore, tanto da far esclamare a papa Gregorio Magno (540-604) “la sacra lettura cercata, viene trovata tale quale colui che la ricerca” (Omelie su Ezechiele, I,7,16).
Dall’oscurità e dalla fatica del testo, aiutati e guidati da chi già cammina nella luce dellaPaola e dello Spirito, il lettore è introdotto sempre più nel mistero della Sacra Scrittura, la ama, la custodisce finché dal testo passi nel suo cuore.
Come lo Spirito di Dio ha ispirato gli autori sacri a scrivere e ha reso possibile l’incarnazione del Verbo, così lo stesso Spirito dipinge in ogni creatura Gesù Cristo e suscita il desiderio di restaurare in sé l’immagine divina che il peccato ha sfigurato.
“L’uomo conosce il cuore di Dio nelle Parole di Dio” (Gregorio Magno, Lettera a Teodoro , V,46).

Propongo perciò la lectio divina alla famiglia, metodo per accostarci alla Parola,approfondirla, nutrirci fino a farla diventare vita della nostra vita.
Con queste modalità:

  • saranno indicate alcune date per incontrare le famiglie, sia nella zona pastorale di Civitavecchia come in quella di Tarquinia perché il sacerdote, che guida il cammino nella Parola, possa introdurle e illustrare meglio il modo di accoglienza e di condivisione;
  • saranno poi consegnate alcune schede con il testo biblico e una traccia che guida la preghiera e la riflessione; l’incontro potrà avvenire in famiglia, singolarmente o a piccoli gruppi familiari;
  • dopo aver invocato lo Spirito Santo, verrà letta la Parola che la scheda propone, quindi seguiranno alcuni momenti di silenzio per la riflessione personale, poi ciascuno potrà comunicare quanto ha riflettuto;
  • l’incontro potrà avvenire due volte al mese, ogni quindici giorni e, di volta in volta, sarà concordato dai partecipanti sede, giorno e ora;
  • gli incontri iniziali a Civitavecchia e a Tarquinia si terranno nel mese di gennaio, quello finale nel mese di giugno, sempre nelle due città e in quella sede si potrà mettere insieme quanto lo Spirito di Dio ha suggerito durante il cammino;
  • il vescovo, il sacerdote incaricato e tutti i sacerdoti sono a disposizione per partecipare, se invitati, alla preghiera della lectio in famiglia.

 Affido a Maria Santissima, Donna che ha accolto e ha donato il Verbo di Dio, questocammino di formazione nella Parola, perché avvenga anche in noi quanto lo Spirito Santo ha in lei compiuto.
Con la benedizione del Signore,
                                                                                          + don Luigi, vescovo

02-12-2017