Si conclude l’anno sacerdotale 2


«Cari sacerdoti, non abbiate paura di guidare a Cristo ciascuno dei fratelli che Egli vi ha affidati, sicuri che ogni parola ed ogni atteggiamento, se discendono dall’obbedienza alla volontà di Dio, porteranno frutto; sappiate vivere apprezzando i pregi e riconoscendo i limiti della cultura in cui siamo inseriti, con la ferma certezza che l’annuncio del Vangelo è il maggiore servizio che si può fare all’uomo. Non c’è, infatti, bene più grande, in questa vita terrena, che condurre gli uomini a Dio, risvegliare la fede, sollevare l’uomo dall’inerzia e dalla disperazione, dare la speranza che Dio è vicino e guida la storia personale e del mondo: questo, in definitiva, è il senso profondo ed ultimo del compito di governare che il Signore ci ha affidato». Così Benedetto XVI ha concluso le sue catechesi sull’anno sacerdotale ormai giunto al termine. Già domenica scorsa ho scritto qualche breve riflessione su questo tempo speciale e la sua eredità, sottolineando come l’ordinazione dei due giovani presbiteri della nostra Diocesi, Roberto Fiorucci e Leopold Nimenya, sia stata una testimonianza importante e promettente.