«Nuova etica della vita per vincere lo scarto». Uno sguardo «locale» sull’enciclica Laudato si’

Avete presente il brano del Vangelo di Luca, quello del ricco che pensa a demolire i vecchi granai e a costruirne di più grandi per riempirli e poter pensare solo a mangiare bere e divertirsi, ma Dio gli dice: «stolto, stanotte morirai e delle tue ricchezze che ne sarà?» (Lc 12, 16)?
Mi veniva in mente leggendo l’Enciclica di papa Francesco Laudato si’ sulla cura della casa comune, e pensando a quanti stanno abusando e saccheggiando i beni della terra, a beneficio del proprio interesse immediato, convinti evidentemente di avere un pianeta di riserva, una volta devastato questo…. E se da un lato c’è la ricerca di un profitto rapido e facile da parte di alcuni, dall’altra c’è il consumismo compulsivo di tanti perché, come ci ricorda, appunto, il Papa, più il cuore delle persone è vuoto, più ha bisogno di oggetti da comprare.
La prima importante sottolineatura che ci viene dall’enciclica è che il degrado ambientale e il degrado umano ed etico sono intimamente connessi: non ci sono due crisi separate, ma una sola e complessa crisi socio-ambientale. Il Pontefice arriva ad affermare che anche lo stato di salute delle istituzioni comporta conseguenze per l’ambiente e per la qualità della vita umana.
Purtroppo la politica risponde con lentezza, non pare all’altezza della sfida, come dimostra il fallimento dei vertici mondiali. Con estrema lucidità la lettera rileva che, mentre permane una governance propria di epoche passate, si assiste a una perdita di potere degli Stati nazionali, sui quali predomina una dimensione economico-finanziaria di carattere trans-nazionale.
Una seconda, realistica considerazione, è quella che l’intervento dell’essere umano sulla natura si è sempre verificato: solo che in passato questo intervento ha avuto le caratteristiche di accompagnare ed assecondare i ritmi naturali. Oggi, la velocità e la pervasività degli interventi, che non tengono conto dei tempi di ripristino delle risorse consumate.
Da parte nostra, bisogna che prendiamo coscienza che le ricadute di queste problematiche non sono lontane, né geograficamente, né temporalmente. Pensiamo, ad esempio, ai periodi di carenza di acqua nelle nostre città, ormai non più solo circoscritti alla stagione estiva; alla variazione della parassitosi delle piante, che dalle nostre parti ha colpito castagneti e uliveti; al problema dei rifiuti, in termini – certo – di sversamento di rifiuti tossici ma, in generale, di volumi di rifiuti prodotti dalle nostre abitudini di consumo.
Lo stesso vale per il degrado sociale, al quale pure il Documento fa riferimento: la mancanza di alloggi, l’inefficienza del trasporto pubblico che spesso si trasforma in un trattamento indegno delle persone, non vi fanno venire i mente le proteste degli sfrattati o lo spirito di avventura quotidianamente richiesto ai nostri pendolari? O laddove si sottolinea che la rinuncia ad investire sulle persone per ottenere un maggior profitto immediato è un pessimo affare per la società non ci si può riferire alla precarietà lavorativa elevata a sistema, con tanti saluti al concetto di lavoro come forma di sviluppo personale, di creatività, di proiezione verso il futuro? Anche la denuncia di certe speculazioni “mordi e fuggi” su un territorio, che creano illusioni e spariscono dopo aver sfruttato le persone e l’ambiente, non ricorda molto da vicino la vicenda “Privilege” del Porto di Civitavecchia?
Quando Papa Francesco definisce le città come grandi strutture inefficienti quanti di noi, guardandosi intorno, potrebbero dargli torto?
Tuttavia, molto si può fare, e non mancano buone pratiche diffuse sul territorio.
Bisogna convincersi che l’idea di una crescita infinita nasce da un falso presupposto, stante la disponibilità non infinita di beni del pianeta. Non c’entra niente l’incremento demografico, è un problema di consumismo estremo: si spreca approssimativamente un terzo degli alimenti che si producono.
Assumiamo allora l’impegno di avere cura del creato con piccole azioni quotidiane, ricominciamo a ringraziare Dio prima e dopo i pasti, e ripensiamo un agire politico da cristiani che si preoccupi di generare processi e non meramente di occupare spazi di potere.
Tanti, come si vede, gli stimoli suscitati dall’Enciclica. Approfittiamo del tempo estivo per sviscerarli, aiutati anche da un inserto che oggi sospende la pubblicazione ma la riaprirà, a settembre, con la Giornata per la Salvaguardia del Creato, un ponte ideale gettato su un’estate nella quale, comunque, il cervello non va in vacanza!
 
Domenico Barbera
Direttore Ufficio pastorale Sociale e del Lavoro