Non potete impedire che la primavera ritorni


‘Potete strappare tutti i fiori, ma non potete impedire che la primavera ritorni’. Così recita un bellissimo proverbio africano. Le mafie hanno provato molte volte e in diversi modi a strappare i fiori della legalità, della convivenza civile, dello sviluppo economico delle nostre comunità di vita. Ma la primavera, ostinatamente, è sempre ritornata. Nello scorso fine settimana, primo di primavera, con la lettura pubblica dei nomi di tutti gli innocenti che sono stati uccisi dalle mafie, è stata celebrata la Giornata della memoria e dell’impegno contro la mafia, organizzata da Libera ed Avviso Pubblico. Sono stati ricordati i nomi di semplici cittadini, magistrati, giornalisti, operatori delle forze dell’ordine, imprenditori, sindacalisti, sacerdoti, esponenti politici e amministratori locali morti perché, con rigore e coerenza, hanno compiuto il loro dovere. Tra di loro è stato ricordato in modo particolare Don Peppe Diana, assassinato a 36 anni da feroci banditi della camorra del clan dei Casalesi quindici anni fa nella sacrestia della chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe, mentre si accingeva a celebrare l’eucaristia. In migliaia hanno sfilato per lui, la cui memoria ‘ancora oggi ‘ come ha scritto Roberto Saviano ‘ resta difficile accogliere e onorare. Il pensiero e il ricordo di Don Peppino è quello di un giovane uomo che ha voluto far bene le cose. E si è comportato semplicemente come chi non ha paura e dà battaglia con le armi di cui dispone, di cui possono disporre tutti. Riconosciamo quanto fosse davvero incredibilmente nuova e potente la volontà di porre la parola al centro di una lotta contro i meccanismi di potere. Parole davanti a betoniere e fucili. Realmente, non come metafore. Una parola che è sentinella, testimone, così vera e aderente e lucida che puoi cercare di eliminarla solo ammazzando. E che malgrado tutto è riuscita a sopravvivere’.