La gratitudine alla Madonna della Pietà e al vescovo Carlo

la solenne celebrazione presieduta dall'amministratore apostolico


  Nel segno della gratitudine, la Chiesa diocesana di Civitavecchia ‘ Tarquinia ha vissuto la solenne celebrazione eucaristica del 20 aprile nella cattedrale dedicata a san Francesco, presieduta dall’Amministratore Apostolico, S.E. Mons. Gino Reali, e allietata dai canti della Corale Insieme di Nicoletta Potenza.
 In una cattedrale gremita straordinariamente di sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi, diaconi, fedeli, soprattutto da tanti giovani, con la presenza di numerose autorità civili e militari è stata celebrata la gratitudine per il segno prodigioso della Madonna della Pietà, manifestatosi a Civitavecchia il 20 aprile 1854 nella chiesa dei padri Minori Conventuali al Ghetto. La stessa azione di grazie si è levata unanime al Signore per il dono breve e intenso del ministero episcopale dell’amato pastore, mons. Carlo Chenis di cui è stato celebrato il trentesimo giorno della morte e il giorno del suo compleanno. Il defunto vescovo, infatti, era nato a Torino il 20 aprile 1954.  In quel giorno felice del 1954, sacro a Maria, mentre mamma Rosa dava alla luce il piccolo Carlo Mario Stefano, la Cattedrale di Civitavecchia era vestita a festa e accoglieva nel primo centenario la prodigiosa immagine della Pietà dipinta da Margherita Vannucci Piry ai primi del Settecento, che nel 1742 si era manifestata in modo soprannaturale anche al fondatore dei passionisti, san Paolo della Croce, con un richiamo al coraggio e alla speranza. Il 20 aprile 1854, anno della proclamazione del Dogma dell’Immacolata, mentre si costruiva la chiesa che sarebbe stata dedicata alla SS. Concezione, nel pomeriggio, mentre un gruppo di ragazzi attendeva il turno per la confessione preparatoria alla loro Prima Comunione, fu costatato il prodigioso movimento degli occhi nella stupenda immagine della Madonna che era stata collocata nella cappella provvisoria, sistemata alla meglio per dare spazio alla costruzione del nuovo tempio. Il fenomeno durò per tre mesi e fu avvertito per dieci volte dal vescovo suffraganeo, mons. Gaetano Brinciotti, dalla popolazione accorsa in massa, da ecclesiastici, religiosi e religiose, tra cui la Madre Longo, che fu la seconda Madre Generale delle suore Adoratrici del Sangue di Cristo, dopo santa Maria de Mattias che ebbe a cuore questa icone. Tra i testimoni vi fu anche il futuro cardinale polacco Czascki, figlio di una Odescalchi, che fu conquistato dall’evento e davanti all’immagine maturò la sua vocazione sacerdotale. Nella festa di Pentecoste 1854 la sacra icone fu portata in Cattedrale per volontà del vescovo Brinciotti, dove si tenne la predicazione straordinaria e si svolsero solenni manifestazioni in onore della Madonna. Anche in Cattedrale continuò a verificarsi il movimento degli occhi.
  Forse mamma Rosa Chenis ignorava che mentre dava alla luce il suo Carlo, una cattedrale lontana celebrava un segno misericordioso di Maria e che un giorno quel bambino sarebbe stato vescovo proprio di quella Chiesa particolare e solo per tre intensi e indimenticabili anni. Un collegamento mariano che il vescovo Carlo Chenis in qualche modo ha riconosciuto con la sua testimonianza. Lui, fine intenditore, apprezzava dal punto artistico la devota immagine e l’ha più volte venerata, prediligendo la chiesa dei Conventuali dove è esposta, per gli incontri di preghiera della Missione Giovanile. Come non ricordare la solenne processione di santa Fermina e dell’urna di don Bosco nel 2009 che si è conclusa nella chiesa dei Conventuali e che da qui è ripartita per l’oratorio salesiano? Fu un momento di grande gioia per il cuore del vescovo salesiano.
 Dobbiamo essere grati al vescovo Gino che ha voluto ricordare a tutta la città di Civitavecchia e alla diocesi il dono di questa singolare protezione della Madre del Signore, venerata in questa immagine e nei santuari locali e di aver voluto l’ostensione della sacra icone in concomitanza del suffragio dell’amato pastore. Di mons. Chenis, l’Amministratore Apostolico ha richiamato i punti fermi del programma pastorale diocesano, da lui affidato all’ultima lettera stilata dal vescovo Carlo che ha per titolo ‘Santificarsi per santificare’. Il testo di questo documento, in cui emerge continuamente il richiamo accorato alla comunione ecclesiale, costituisce una sorta di testamento che emana la luce che deve orientare il cammino di questo periodo che la Chiesa diocesana vive nel rimpianto, nella gratitudine e nella preghiera per la scelta illuminata di un nuovo Pastore.
                                                                                                     
                                                                                                                       don Augusto Baldini