«La frazione del pane». Lettera di Avvento del vescovo Luigi Marrucci

Il secondo documento sulla celebrazione eucaristica

Una riflessione sulla centralità della vita della Chiesa che è la celebrazione eucaristica. Così il vescovo Luigi Marrucci presenta “La frazione del pane”, lettera pastorale di Avvento che ha firmato nella domenica di Cristo Re dell’Universo. Si tratta del secondo documento indirizzato alla comunità cristiana nel corso dell’Anno eucaristico diocesano per riflettere sul «mistero dell’Eucaristia e fornire delle indicazioni per vivere bene questo tempo». «L’eucarestia – scrive – è il viatico necessario a sostenere il cammino di fede dei fedeli fino all’incontro con il Signore Gesù, infondendo nei loro cuori la speranza e la fiducia necessarie per non venir meno nei momenti più difficili».
La lettera del presule, che mette al centro la celebrazione eucaristica, è suddivisa in tre parti: la teologia, la spiegazione dei diversi momenti, la spiritualità con alcune indicazioni pastorali. Un approfondimento che, come spiega monsignor Marrucci, avviene alla vigilia della pubblicazione in italiano della quarta edizione del Messale Romano, approvato dai Vescovi italiani nella riunione del 14 novembre 2018 e confermato da Papa Francesco.
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La teologia
«La risurrezione di Gesù è il fondamento della Celebrazione Eucaristica; mentre attualizziamo nel segno sacramentale la sua Passione e Morte, proclamiamo il giorno natalizio della Chiesa». «Questa esperienza, fatta da coloro che erano stati più vicini a Gesù, è la stessa esperienza di quelli che, come noi, lontani nel tempo e nello spazio da quell’evento, non l’hanno mai incontrato, ma credono che nel “cenacolo” della Chiesa il Signore è vivo e presente».
Il presule spiega in seguito che «la morte e la risurrezione di Gesù è chiamata dai primi cristiani “Pasqua”», intendendo con questo termine diversi significati, in modo particolare quello di memoriale: un fatto del passato che nella celebrazione si rende nuovamente presente, attuale, riproducendo tutta la sua forza salvifica. «Così l’evento della Pasqua di Gesù raggiunge ogni uomo attraverso i sacramenti. E gli elementi materiali – pane, vino, imposizione delle mani – diventano gli strumenti attraverso i quali Dio comunica la sua vita agli uomini».
La celebrazione
«La Celebrazione Eucaristica – scrive – si presenta come un grande dittico con tre cornici: i due quadri sono le liturgie della Parola e dell’Eucaristia, circondate da una triplice cornice che sono i riti: ingresso, presentazione dei doni e comunione». Proprio questi cinque elementi vengono messi a fuoco dal presule.
Le liturgie sono più di un ascolto contemplativo: «la Parola di Dio, proclamata dai ministri e la Preghiera che il sacerdote eleva a nome dell’intera assemblea, fanno sì che il Verbo di Dio trovi ancora la sua incarnazione nei segni del pane e del vino, viatico per la Chiesa pellegrina nel tempo».
Nei tre Riti, spiega, «è più importante quello che si compie, cioè i gesti anziché le parole che si pronunciano. Ciascuno di questi momenti è caratterizzato da una processione, a cui non prendono parte le stesse persone, ma coloro che in quel momento svolgono il ministero. E queste tre processioni sono accompagnate da un canto e si concludono con le tre orazioni che il sacerdote presidente pronuncia a nome dell’intera assemblea».
La spiritualità
«In ogni Eucaristia – scrive monsignor Marrucci -, celebriamo il mistero pasquale, anzi tutta l’opera della nostra salvezza, dalla creazione alla fine del mondo, con al centro la morte e la risurrezione di Gesù. Il rito che noi celebriamo è sacramento che forma la Chiesa, la fa esistere come “corpo visibile di Cristo”; e scopo della celebrazione è che tutti i fedeli diventino uno in Cristo e formino un’unica comunità ecclesiale».
La celebrazione eucaristica quindi è «il sacramento del sacrificio di Cristo, ma è anche il sacramento della Chiesa: il sacramento si esprime con un rito ma richiede l’intelligenza della fede, senza la quale l’azione liturgica manca di autenticità».
Nelle parole di Gesù “fate questo in mia memoria” (Lc 22,19) non c’è solo il comando a ripetere un rito di Gesù ma «l’esempio di fare come lui ha fatto, offrendo la vita a Dio per i fratelli».
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