Il 1° gennaio 2025 è entrato in vigore un decreto emesso dal vescovo Gianrico Ruzza per garantire maggiore trasparenza e uniformità nella gestione amministrativa della diocesi. Il documento definisce con chiarezza quali atti amministrativi richiedono un’autorizzazione scritta del vescovo e a promuovere una gestione prudente e responsabile del patrimonio ecclesiastico.
Un provvedimento che nasce dall’esigenza di fornire a parrocchie, enti e amministratori diocesani regole certe e condivise, nel rispetto delle norme del Codice di Diritto Canonico e delle disposizioni della Conferenza Episcopale Italiana. In particolare, si richiama l’obbligo per gli amministratori di garantire il bene degli enti ecclesiastici secondo criteri di prudenza e trasparenza, evitando decisioni personali che potrebbero mettere a rischio il patrimonio.
Tra le principali novità introdotte, il decreto identifica gli atti di “straordinaria amministrazione” che, per essere validi, richiedono il permesso scritto del vescovo. Questo elenco comprende, ad esempio, la vendita di beni mobili e immobili, le ristrutturazioni significative, l’assunzione di personale dipendente, qualsiasi spesa che superi i 25.000 euro, l’ospitalità permanente a persone che non fanno parte del clero parrocchiale, l’esecuzione di lavori straordinari, l’acquisto di beni di valore storico o artistico.
Le parrocchie e gli enti diocesani che desiderano intraprendere uno di questi atti devono inoltrare una domanda scritta alla Curia, includendo documenti specifici come il preventivo di spesa, il progetto delle opere, fotografie esplicative e un piano di finanziamento dettagliato. È richiesto anche il verbale del Consiglio per gli Affari Economici parrocchiale, con il parere favorevole all’iniziativa.
Il decreto, approvato con il contributo del Consiglio Diocesano per gli Affari Economici e del Consiglio Presbiterale, riflette l’attenzione della Chiesa locale per una gestione amministrativa orientata al bene comune. Come sottolineato dallo stesso vescovo Ruzza, «la cura dei beni ecclesiastici non è solo una responsabilità legale, ma anche un dovere pastorale verso la comunità che ci è affidata».