«Costruire fraternità per ravvivare la fede»

La visita pastorale di monsignor Marrucci alla comunità parrocchiale sant’Agostino a Pantano

Una settimana di grazia, in cui la comunità parrocchiale ha potuto condividere con il proprio vescovo la pastorale quotidiana, quella delle piccole attenzioni e dei tanti incontri, della prossimità a coloro che si trovano in difficoltà, della gioia dei bambini che hanno nella parrocchia occasioni di formazione e un luogo di aggregazione. È stata anche questo la visita pastorale del vescovo Luigi Marrucci nella parrocchia di Sant’Agostino a Civitavecchia che si è svolta dal 21 al 28 febbraio 2015. L’incontro del pastore con la comunità ha avuto inizio con la celebrazione eucaristica da lui presieduta e concelebrata dal parroco, monsignor Elio Carucci, e dai sacerdoti della parrocchia. Nella processione della messa vespertina del sabato è stato intronizzato l’Evangeliario che il vescovo ha donato alla parrocchia e, quale “angelo della Parola”, egli stesso l’ha poi proclamata. Nell’omelia ha parlato della Quaresima quale periodo di conversione e di grazia, si è soffermato sulle tre simbologie contenute nelle letture del giorno: «il diluvio universale, dove l’acqua, segno di distruzione, diviene prefigurazione del Battesimo col quale si rinasce a vita nuova; l’arca, per mezzo della quale Noè trova la salvezza simboleggia il leggio sul quale sta la Parola di Dio, il  Vangelo dove è narrato ciò che Gesù ha detto e fatto, con Gesù che è dunque l’arca della salvezza della Nuova Alleanza; infine l’arcobaleno parola composta, l’arco, arma che Dio usa per cacciare l’uomo dal paradiso, con la venuta del Figlio si trasforma da arma di distruzione in segno d’amore e pace». Il presule ha inoltre spiegato il significato della visita pastorale volta a «ravvivare la fede, a essere fedeli a Gesù Cristo nella Chiesa, a costruire una fraternità, a togliere la polvere dai luoghi meno visibili». Domenica 22 febbraio, monsignor Marrucci è stato tutto il giorno presente in chiesa concelebrando le quattro messe festive e presiedendo quella solenne del mattino. Lunedì 23 febbraio un’attenzione particolare è stata dedicata alle famiglie della parrocchia, con un incontro che, come ha spiegato il vescovo, è stato «un momento fraterno di arricchimento». Monsignor Marrucci  ha parlato di educazione, non solo intesa come buone maniere, come comportamento, ma come “ex-ducere” «prendere per mano, condurre», sottolineando il bisogno di essere guidati e accompagnati; ha quindi evidenziato che «cristiani non si nasce ma lo si diventa in virtù del Battesimo, quale dono di Dio, ricevuto come risposta libera dell’uomo al suo invito di collaborazione, poiché Dio non fa nulla senza l’uomo». Il vescovo ha poi aggiunto che «proprio perché il Battesimo ci viene donato, c’è bisogno dell’educazione alla fede». Monsignor Marrucci, ha altresì suggerito ai presenti una rilettura della propria vita cristiana, invitandoli a riflettere, a crescere nella fede con impegno e fedeltà, accompagnandola quotidianamente per diventare sempre più dei cristiani robusti. Ha parlato del ruolo primario della famiglia e del suo valore inestimabile quale prima ed indispensabile comunità educante, formata da papà e mamma, perché i figli hanno bisogno dell’uno e dell’altra «della figura maschile e femminile che realizza, completa e arricchisce, apre al dono»; soffermandosi anche sulla crisi che la famiglia vive in questo momento storico. Nella parte conclusiva dell’incontro ha voluto rispondere alle domande, di vario genere, postegli da alcuni genitori.Nella mattinata di mercoledì 25 febbraio, dopo aver celebrato l’eucaristia, ha fatto visita ai malati della parrocchia, portando loro la comunione, trattenendosi in ascolto, facendo loro sentire la vicinanza di Gesù. Nello stesso pomeriggio e nei giorni a seguire ha incontrato i bambini del catechismo, i sacerdoti, i catechisti, i collaboratori, i gruppi di preghiera e le due comunità di consacrati presenti in parrocchia. La visita pastorale si è conclusa venerdì 28 febbraio, con la celebrazione eucaristica a cui è seguita la via Crucis e la benedizione finale dopo la preghiera della compieta a tarda notte. (Flavio Galioto)