Bene comune: la sfida educativa più grande

I cattolici italiani e la 46a Settimana sociale (seconda parte)


La scorsa domenica, in vista della ormai imminente Settimana sociale dei cattolici italiani, abbiamo appuntato alcune definizioni del principio del Bene comune, affidandoci anzitutto al dettato della Dottrina sociale della Chiesa. Proviamo oggi a interrogarci se sia possibile, in senso astratto come pure nei tempi che abbiamo la grazia di vivere, educare al Bene comune. Quali sono gli ostacoli che ci impediscono di appassionarci ad esso, di farne la bussola della vita quotidiana, di farne ragione di offerta cristiana e di sacrificio, di incarnare la solidarietà e la reciprocità nelle relazioni sociali? Sappiamo come l’educazione rappresenti per la Chiesa italiana la sfida principale di questi e dei prossimi anni. Alla sfida educativa sono dedicati recenti studi e documenti, ed anche il Pontefice ha preso particolarmente a cuore un tale nodo essenziale per la crescita dei singoli e dell’intera società. Nell’introduzione al volume di orientamento promosso dalla CEI La sfida educativa (Laterza 2009) viene riassunto il proposito che la Chiesa italiana fa proprio e che è diventato priorità della propria agenda: «Vorremmo promuovere nel nostro Paese una sorta di alleanza per l’educazione, coinvolgendo il maggior numero possibile di interlocutori, nei diversi luoghi in cui sappiamo che l’istanza educativa è cruciale. [‘] L’educazione è un tema troppo importante per essere lasciato nelle mani di poche persone; è forse il tema pubblico per eccellenza, dove si gioca davvero il destino dell’intera comunità nazionale». Già lo stesso Maritain avesse formulato una impegnativa, formidabile sfida affermando: «Compito principale dell’educazione è soprattutto quello di formare l’uomo, o piuttosto di guidare lo sviluppo dinamico per mezzo del quale l’uomo forma se stesso ad essere uomo» (Jacques Maritain, Per una filosofia dell’educazione 1959).