“Poi che la gente poverella crebbe”

Presentato il libro dello storico Giovanni Insolera. Fino al 21 settembre, al Forte Michelangelo di Civitavecchia, la mostra "Presenze francescane nella Diocesi di Civitavecchia-Tarquinia"

Una presenza antichissima che coincide con gli albori delle “famiglie francescane” e che, in otto secoli, ha profondamente influenzato la spiritualità della Chiesa di Civitavecchia-Tarquinia.
A ripercorrere la storia francescana nel territorio della Diocesi è il libro “Poi che la gente poverella crebbe” che Giovanni Insolera, responsabile dell’Ufficio Beni Culturali della Curia ha presentato il 13 settembre nella manifestazione inaugurale della rassegna “San Francesco d’Assisi: la gioia del Vangelo”, ciclo di iniziative che la Diocesi propone in preparazione del pellegrinaggio regionale ad Assisi del 4 ottobre, quando le Chiese del Lazio offriranno l’olio per la lampada che arde sulla tomba del Poverello.
Il libro è parte integrante della mostra “Presenze francescane nella Diocesi di Civitavecchia-Tarquinia”, realizzata con foto e documenti di archivio e ospitata fino 21 settembre presso il Centro Storico Culturale della Capitaneria di Porto di Civitavecchia, nel Forte Michelangelo.
«L’attuale territorio diocesano – scrive il professor Insolera – ha accolto nel corso degli anni le principali distinzioni in cui si è articolato il vasto movimento dei seguaci del Santo di Assisi, e ha riguardato tutti i centri urbani presenti».
Una storia iniziata, almeno secondo il racconto di Tommaso da Celano, compagno e primo biografo di Francesco, nel 1228 a Corneto, l’antica Tarquinia, due anni dopo la morte del Santo, con un episodio miracoloso. Qui, mentre un gruppo di frati Minori era intento a fondere una campana insieme a molti abitanti accorsi per aiutarli, un fanciullo dopo essere stato travolto da un portone «di peso immane» caduto a seguito delle intemperie, ne usci “miracolosamente” illeso.
Da questo primo nucleo di frati, nel corso del Trecento, l’ordine francescano è cresciuto di pari passo con lo sviluppo di Tarquinia nel territorio. In quel periodo, scrive l’autore, «la vita monastica, che era stata nell’alto medioevo un elemento fondamentale della cultura cristiana, affrontava le sfide di una pastorale da promuovere all’interno del nuovo contesto cittadino. Da qui la costruzione di conventi e chiese». La prima fu quella della Santissima Trinità nel 1262 e, dopo qualche decennio, i Minori furono in grado di costruire la grande chiesa dedicata a San Francesco, con tre navate collegate da grandi archi gotici, con il perimetro del chiostro che la collegava a quella della Trinità edificata in precedenza.
Nel corso di un secolo il movimento francescano a Tarquinia diventa il più importante riferimento per la vita religiosa e vede presenti i Conventuali, gli Osservanti e le Bernardine del Terz’ordine secolare. Una storia lunga molti secoli che, con alterne vicende, continua oggi con i Francescani dell’Immacolata.
Più recente l’arrivo dei francescani a Civitavecchia, con i Conventuali giunti nel 1589 per edificare, grazie a un lascito, l’attuale Cattedrale anch’essa dedicata al Santo di Assisi, ampliata poi nel corso dei secoli. Quando la chiesa divenne sede vescovile e passò al clero secolare come parrocchia, all’inizio del 1800, i conventuali si trasferirono nella chiesa del Ghetto dedicandola all’Immacolata Concezione, ove rimasero fino al 2013.
Presenti dal 1684 a Civitavecchia anche i frati Cappuccini, giunti per «la direzione spirituale e la cura delle anime sulle galere pontificie, nel porto e nel suo ambito», presto si dedicarono anche a predicare e confessare gli abitanti locali. Tra il 1720 e il 1723 edificarono prima la chiesa e successivamente il convento sul poggio Belvedere, distrutto in gran parte dai bombardamenti del 1943, ricostruito e divenuto in tempi recenti la parrocchia di San Felice da Cantalice, sempre affidata ai Cappuccini.
Storia francescana anche nella chiesa e nel convento dei Santi Martiri Giapponesi, edificata nel 1870 a spese delle Missioni di Terrasanta e affidata ai Minori Osservanti, chiamati “Zoccolanti”. Anch’essa distrutta dalla guerra e ricostruita per il giubileo del 1950 venne affrescata dall’artista giapponese Luca Hasegawa. La chiesa parrocchiale ha visto la presenza dei Minori Osservanti fino al 1997 quando, dopo la celebrazione del quarto centenario della morte dei Martiri Giapponesi, la lasciarono al clero diocesano.
L’arrivo dei Cappuccini in Diocesi è datato però nel 1612, prima quindi dell’arrivo a Civitavecchia, con il convento e la chiesa costruiti a Tolfa dedicati nel 1630 a San Francesco. Qui i Cappuccini rimasero fino al 1975. Testimonianze documentali descrivono inoltre una comunità francescana presente anche a Montalto di Castro prima delle fortificazioni dei Farnese.
Il lavoro paziente dello storico Giovanni Insolera ha permesso di racchiudere questa lunga storia, impreziosita da ricerche bibliografiche e traduzioni di documenti che narrano la vita dei francescani, la loro spiritualità e l’opera pastorale. Il tutto disponibile in un pamphlet di 52 pagine arricchito dalla riproduzione di foto e documenti esposti a Forte Michelangelo per tutta la settimana nella mostra che la Diocesi ha organizzato con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Civitavecchia e la collaborazione dell’Autorità Portuale e della Capitaneria di Porto.