«Una comunità unita per essere missionaria»

La visita pastorale del vescovo Luigi Marrucci nella parrocchia di San Francesco di Paola

Un quartiere popolare, periferia che è diventata centro della città, grandi palazzi intorno al più vasto parco cittadino, una popolazione che si è formata con più ondate migratorie e vede una presenza omogenea di tutte le generazioni. Sono 3.305 i residenti nel territorio della parrocchia di San Francesco di Paola a Civitavecchia, 1.401 nuclei familiari che dal 24 al 29 novembre hanno accolto il vescovo Luigi Marrucci nella sua ventitreesima visita pastorale nella diocesi.
«La chiesa – spiega il parroco, monsignor Elio Carucci – è un luogo di preghiera ma anche un punto di riferimento per tutto il quartiere, compresi coloro che non credono». Una comunità, spiega il sacerdote, frequentata durante la settimana prevalentemente da persone anziane «che spesso richiedono attenzione alle loro problematiche» e che si anima nei week end con i giovani che partecipano alle celebrazioni eucaristiche e sono protagonisti nell’oratorio.
Per il sacerdote, la visita «che avevamo accuratamente preparato» si è rivelata «un’occasione di grazia» perché ha portato «entusiasmo e consapevolezza di appartenere ad una Chiesa più grande».
«Momenti qualificanti – sottolinea monsignor Carucci – sono stati gli incontri con i giovani, con i ragazzi che si preparano ai sacramenti e con i genitori. Oltre al confronto generale, molto animato grazie alle domande e alle considerazioni dei partecipanti, in tanti hanno potuto anche avere un rapporto diretto con il vescovo che non si è mai risparmiato in queste occasioni».
Nella parrocchia sono presenti diversi gruppi: gli scout Agesci, il Terz’ordine di San Francesco di Paola, la Comunità di Cristo Risorto e da ultimo si è costituita anche l’associazione dei Calabresi di Civitavecchia in quanto il santo a cui è dedicata la chiesa è anche il patrono della regione oltre che della gente di mare.
Nell’arco della settimana monsignor Marrucci ha potuto incontrali tutti sottolineando in modo particolare gli aspetti della sinodalità e della corresponsabilità nella vita della comunità.
Nel territorio vivono famiglie in condizioni economiche non particolarmente agiate. «In molti dei nuclei – spiega il parroco – lavorano in modo precario entrambi i genitori e l’apporto dei nonni è fondamentale sia per il sostegno economico che per seguire i nipoti. Inoltre sono molti i genitori che aiutano i figli disoccupati».
Particolarmente attiva è la Caritas che oltre al centro di ascolto ha un dispensario per la distribuzione di alimenti e vestiario. «Insieme alle responsabili della Caritas – sottolinea monsignor Carucci – abbiamo pensato di avere una particolare attenzione verso gli anziani che vivono soli e le giovani famiglie con i neonati. Le richieste sono molte ma sono anche tanti i parrocchiani generosi che donano per questa finalità». 
La comunità – che oltre a monsignor Elio Carucci vede come co-parroco monsignor Alfredo Giovannetti e i diaconi Renzo Massarelli, Pier Luigi Capuani e Antonio Pellegrino – nell’ultimo anno è stata impegnata in un percorso di “ascolto” con l’obiettivo di rivedere e conoscere meglio la realtà. «Un’analisi – secondo il parroco – da cui è scaturita la necessità di rinnovare il Consiglio pastorale per iniziare a impostare un programma più organico, condiviso e rispondente alla situazione».
Sono tre, secondo il sacerdote, le «spinte fondamentali che richiedono un cambiamento di mentalità»: la parrocchia come momento di annuncio e testimonianza; come luogo di educazione e percezione di appartenenza a un tessuto di fede più ampio; come proposte educativa e formativa per le nuove generazioni e per le loro famiglie.
Obiettivi che, sottolinea monsignor Carucci, richiedono di «superare la visione della parrocchia solo come luogo liturgico» con «proposte che aiutino alla formazione individuale per la crescita nella fede». «La grande sfida che ci attende – conclude il parroco – è una crescita nei valori del Vangelo per una più convincente coesione spirituale fra gli appartenenti alla comunità, al fine di prepararli ad essere missionari per il quartiere».