«Una comunità chiamata a far emergere il meglio». Il vescovo Nunzio Galantino ha aperto il convegno

Quattrocento delegati alla prima giornata dell'assemblea diocesana. I laboratori pastorali il 5 novembre

Una comunità di battezzati che guarda a Cristo perché «solo lui può aiutarla a rompere gli schemi», a superare la «ritualità da teatranti» e a saper individuare «quello a cui ci ha chiamati». Per il vescovo Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, sono queste le premesse di una “pastorale rinnovata” per una «Chiesa sinodale e missionaria» illustrate lo scorso 6 ottobre a oltre quattrocento operatori pastorali della diocesi di Civitavecchia-Tarquinia nel corso del convegno ecclesiale che si è svolto presso il Teatro dei Salesiani a Civitavecchia
Un’assemblea che monsignor Luigi Marrucci, ha introdotto spiegando che «si sta insieme per pregare, per ascoltare, per riflettere, per poi prendere insieme delle indicazioni che ci accompagnino nel ministero. Tutto questo per generare unità, non per insignificante uniformità». Un invito a far fruttare e condividere «i doni che il Signore elargisce abbondantemente al singolo, che lo arricchiscono e lo responsabilizzano, ma gli chiedono anche di spenderli per l’utilità di tutti». (Il testo integrale di monsignor Luigi Marrucci)
Il segretario della Cei ha tracciato il cammino che dovrà percorrere la Chiesa italiana dopo Firenze, in particolare seguendo «la sollecitazione di papa Francesco che è stata una vera e propria enciclica» (il testo completo dell’intervento di monsignor Nunzio Galantino). Un documento, ha ricordato Galantino, «in continuità e profonda sintonia con i pontificati precedenti», in particolare per come Bergoglio ha evidenziato la sinodalità quale struttura portante del cammino e come punto di forza della sua missione.
«Fissare lo sguardo su Gesù», per il relatore, è la «prima indicazione», il «principio» di ogni progettazione. La pastorale rinnovata ha inizio dalla preghiera e dal discernimento comunitario, «un primo passo che non si può omettere», a rischio di «rimanere intrappolati in ritualità e slogan da teatranti». «Per essere testimoni credibili di Cristo oggi – ha spiegato – dobbiamo tenere gli occhi su di lui».
Secondo il segretario, dal discorso di Firenze è chiaro che «non c’è spazio per coloro che rifiutano di riconoscere la freschezza di Dio». La preghiera aiuta «a essere in sintonia con Gesù, a capire cosa Lui mi chiede oggi e qui, giorno per giorno, nel Vangelo che la liturgia ci propone».
Da qui nasce una Chiesa missionaria, che «accetti e riconosca i suoi sbagli – sono tante le “schifezze” che ci addossano –  e sappia ripartire dalle tante cose belle, perché solo il bene allontana il male. Una comunità di uomini che cammini in umiltà e fiducia».
Quella prospettata dal Pontefice alla Chiesa italiana, per il presule è una «tensione missionaria» verso ogni uomo e realtà in cui è inserito, con l’opzione preferenziale per i poveri. «Il prossimo – ha detto monsignor Galantino – non possiamo sceglierlo noi: la Chiesa deve mantenersi aperta e andare verso luoghi e situazioni che il Signore vuole raggiungere, soprattutto i più periferici, i più lontani, i più compromessi. Dobbiamo immergerci in questa chiamata con passione e coraggio».
Una missione che non può esistere senza la sinodalità. «Il carattere nativo della comunità di battezzati – ha spiegato -, nasce dal dialogo e dall’incontro, è ascolto e disponibilità verso l’altro, è la capacità di far emergere il meglio di ognuno». 
 
Saluto del vescovo Luigi Marrucci
Intervento del vescovo Nunzio Galantino