Un indimenticabile costruttore della civiltà dell’amore


Nelle serate di domenica e lunedì scorsi è andata in onda in due puntate su Raiuno la miniserie «Paolo VI, un Papa nella tempesta» prodotta dalla Lux Vide per la regia di Fabrizio Costa. Nonostante il buon risultato in termini di ascolti, la fiction non ha raccolto un consenso ed un apprezzamento unanimi, se si esclude l’ottima interpretazione di Fabrizio Gifuni nei panni di Montini. Essa ha anzi destato alcune critiche e polemiche, a mio parere, in gran parte ingiustificate. Vorrei qui proporre qualche chiave di lettura di un episodio televisivo che, ritengo, ha avuto l’encomiabile merito di far riscoprire a tantissimi ascoltatori una figura di pontefice immensa, eppure stretta, sino quasi a scomparire, tra quella del suo amatissimo predecessore Giovanni XXIII e, dopo il fuggevole sorriso di Papa Luciani, il lungo ed intenso pontificato di Giovanni Paolo II. Non nego che quanti conoscano in maniera non approssimativa la biografia ed i principali temi del pensiero montiniano possano aver trovato estremamente riduttiva questa miniserie.