Tarquinia s’inchina alla Madre celeste


Sabato 8 maggio, in una sera radiosa di questa primavera inquieta, Tarquinia credente si è radunata nel Santuario di Valverde, insigne monumento di fede e di arte incastonato a picco sulla valle che degrada verso il mare, per celebrare Maria, sua celeste patrona. L’antichissima devozione del nostro popolo cristiano è tornata così a risplendere nella semplicità e nella condivisione del pane dell’eucaristia, segnando il giorno festivo, la cui data il vescovo Chenis e l’amministrazione comunale hanno stabilito e fissato con decreto lo scorso dicembre. Attorno all’amministratore apostolico mons. Gino Reali si sono stretti i presbiteri e i fedeli numerosi. Il vescovo ha così salutato l’assemblea: «Ci raduniamo in questo tempio di Valverde per affidare a Maria la storia e i progetti della Città di Tarquinia. Sarà Lei, nostra celeste patrona, a portarli nelle mani del Risorto del quale vogliamo celebrare ora la presenza nel sacramento dell’Eucaristia. La processione che si snoderà nelle vie del paese ci inviterà quindi a trasformare questa preghiera, nutrimento dell’anima, in testimonianza di vita perché la storia della Città sia sempre ricolma di speranza, nella compagnia di Maria».
La liturgia della Parola suggerisce profonde riflessioni sulla carità. Quella che animava gli Apostoli, radunati insieme alla Madre del Risorto, che avevano visto ascendere al Cielo il Signore e che attendevano ora concordi e fiduciosi la discesa dello Spirito: «Allora essi tornarono a Gerusalemme dal monte chiamato dell’Uliveto. Quando furono entrati, salirono nella sala di sopra dove di consueto si trattenevano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo d’Alfeo e Simone lo Zelota, e Giuda di Giacomo. Tutti questi perseveravano concordi nella preghiera, con le donne, e con Maria, madre di Gesù, e con i fratelli di lui» (At 1, 12-15). La carità che Paolo descrive con sublimi espressione ai cristiani di Corinto, indicando tuttavia con tono perentorio di rifuggire infingimenti e ipocrisie nell’amore vicendevole. Infine la carità che Gesù proclama nel Vangelo con parole sorprendenti, che scardinano i legami di parentela di sangue e accomunano i familiari del Cristo nell’obbedienza spirituale alla volontà di Dio. Il vescovo Reali, nella sua omelia, suggerisce un’interessante meditazione su questo passo della Scrittura: «Gli amici e i parenti avevano seguito Gesù sin dall’inizio, dalle strade della Galilea. Passo dopo passo gli erano rimasti dietro e spesso, per colpa della folla, erano costretti a rimanere a distanza. Quando ‘ ci narra l’evangelista Luca nel Vangelo che abbiamo proclamato ‘ invitarono Gesù a salutarli il Maestro formulò una risposta che sorprende e consola: ‘Chi fa la volontà di Dio, costui è per me fratello, sorella e madre’. Il discorso di Gesù si allarga sino a comprendere nella propria famiglia ciascuno dei credenti nel suo Nome. Ognuno è chiamato ad essergli famigliare costruendo un rapporto di obbedienza, nell’ascolto della sua Parola, e di Verità. Sembra un messaggio fatto apposta per noi, radunati attorno a Maria, perché la Parola illumini la nostra vita e ci renda capaci di un impegno concreto nella Verità. Celebrare Colei che ci ha donato il Salvatore significa infatti confermare la predilezione che il popolo di Tarquinia ha per la sua Madre celeste».
L’amministratore apostolico ha quindi formulato una bella riflessione sul salmo che è stato cantato nella celebrazione [Le sue fondamenta sono sui monti santi/ il Signore ama le porte di Sion più di tutte le dimore di Giacobbe. Di te si dicono cose stupende/ città di Dio. Si dirà di Sion/ «L’uno e l’altro è nato in essa e l’Altissimo la tiene salda». Il Signore scriverà nel libro dei popoli/ «Là costui è nato». E danzando canteranno/ «Sono in te tutte le mie sorgenti»]: «Il Salmo 86 ci consente di penetrare in profondità lo spirito di questa festa. Esso canta la bellezza estasiante della città santa e veniva proclamato dai pellegrini giunti nel Tempio. Anche noi abbiamo solennemente inneggiato: Di te si dicono cose stupende, Città di Dio! Non è forse vero anche per la bella città di Tarquinia? Ogni realtà è specchio e immagine riflessa del Luogo di Dio, e anche la comunità dei credenti che abita questa Città è prefigurazione della Gerusalemme del Cielo. La città ben costruita sui monti descritta nel Salmo è anche frutto di una storia di amore, è anzitutto una città amata che non tarda a formulare la sua risposta alla misericordia di Dio che l’ha ricolmata di bellezza. Anche qui avviene questo: la storia di Tarquinia e la devozione a Maria del suo popolo ci parlano di una amore e di una corrispondenza speciali; e come la città del Salmo 86 non è chiusa nelle sue mura, non vanta orgogliosamente la propria bellezza così anche della nostra comunità noi possiamo cantare con il salmista: L’uno e l’altro è nato in essa.  Non le mura e le fortificazioni garantiscono la storia della Città ma la provvidenza che la accompagna e la sostiene e che risplende in Maria, patrona di Valverde, e negli altri santi patroni come pure in quella schiera di santi senza nome che ha attraversato silenziosa la storia della Città».
«La grandezza della città ‘ ha proseguito mons. Reali ‘ non è non è mai esclusiva ma sempre giocata nell’accoglienza, nell’apertura, nella dedizione agli ultimi e nell’impegno caritatevole. La preghiera di stasera raccoglie dunque le profonde suggestioni di questo salmo, si fa memoria di antiche tradizioni ma anche messaggio alle giovani generazioni perché siano capaci di disegnare percorsi di carità secondo quanto afferma Paolo, le cui indicazioni ci fanno sempre sentire in difetto. Maria raduna sempre la famiglia di Dio, lei sempre indica la strade dell’impegno della concordia e a lei affidiamo chi è più in difficoltà perché renda sempre più bello l’edificio spirituale che vogliamo costruire entro le mura della città di Tarquinia».
Il cuore di tutti, durante la celebrazione, affida al Signore una preghiera particolare per il vescovo Chenis, che tanto amò questo Santuario, che voleva nobilitato sempre di più dall’arte e riempito costantemente, tutto l’anno, dalla fede dei credenti. Pochi giorni prima di conoscere la malattia il Vescovo era qui, tra queste mura antiche, sotto lo sguardo di Maria effigiato nell’antichissima icona, quello sguardo di amore senza confini che ora può incontrare faccia a faccia nella luce del Paradiso.
Mentre la processione si avvia a percorrere, sul far del crepuscolo, le vie della Città, i fedeli attraversano il piccolo giardino di rose che è stato piantato in sua memoria sotto la semplice facciata, adorna solo di una splendida rosa marmorea. E le parole dell’amato vescovo Carlo tornano a farsi compagne di strada non solo nella processione di questo pomeriggio di maggio ma nella vita di fede della comunità cristiana di Tarquinia: «Quelle rose che adorneranno di anno in anno il Santuario di Valverde indichino il profumo delle nostre virtù morali e del nostro impegno sociale. Sull’esempio di Maria facciamo sì che in nostri giorni mortali scorrano come granelli di rosario, onde lodare il Signore nel gaudio e nel dolore per cogliere nel quotidiano la luce della sua presenza e vedere in paradiso la gloria della sua santità».