Sorridete al mondo per contribuire all’azione di salvezza di Cristo

Lettera del vescovo al clero della Diocesi in occasione del Natale

Cari confratelli e amici, questo Anno della Fede, in prossimità delle feste natalizie, mi impegna a rivolgervi un pensiero e a formulare un augurio.
Prima di tutto, un grazie affettuoso per avermi accolto e accompagnato in questi due anni del mio ministero in mezzo a voi. Mai avrei pensato che, terminando il mio servizio all’UNITALSI, la Provvidenza mi fermasse a Civitavecchia-Tarquinia anziché rientrare nella mia diocesi di origine. Sono venuto con molta semplicità e povertà, ma sereno di aver compiuto ancora una volta quello che i miei Superiori mi hanno chiesto.
Un grazie particolare a quei confratelli che, in questa prima fase di avvicendamenti di Parrocchie, hanno ripetuto il loro ‘SI’ al Signore, per il mio tramite.
Siamo tutti invitati ad imitare Abramo ‘nostro padre della fede’: fidarsi di Dio. Abramo si fida di Dio, che domanda obbedienza, e si affida totalmente a Lui.
L’uomo di fede è un povero perché possiede niente, non pretende nulla e tutto ciò che gli è promesso, gli sarà donato.
La tentazione però sta sempre in agguato:

la tentazione di ‘fuggire’ da Dio, da noi stessi, dai propri doveri ministeriali, dall’autenticità dei rapporti; la tentazione della ‘fretta’ nel generare sospetti, nel sentenziare giudizi, nell’addossare 

            agli altri ‘abiti’ che invece uno è solito rivestire.
Dio accompagna Abramo e noi, pellegrini di fede, con la promessa di diventare ‘nazione’,  attraverso la paternità delle azioni sacramentali.
Abbiamo bisogno di una fede viva per cogliere questa possibilità; fede che si accompagna a quel ‘sorriso’ con cui Abramo accoglie la paternità, che umanamente gli sembrava impossibile.
La nostra vita di preti, vissuta con fede, nella semplicità e nella schiettezza dei rapporti tra noi e con tutti, ci vuole spogliati di tutto ciò che ci impedisce di collocarci dalla parte di Dio, per vedere la vita e le persone con lo sguardo di Dio.
Il nostro sorriso, la nostra gioia, altro non è che la partecipazione al ‘sorriso’ con il quale Dio contempla le sue creature, soprattutto l’uomo.
Il segno di una fede matura è la capacità di sorridere alla vita, al mondo, alla storia, agli accadimenti quotidiani, sapendo di contribuire all’azione di salvezza, compiuta da Cristo.
Questo ‘sorriso’ ci aiuta a non essere ‘mestieranti’ del sacro, né a rendere i nostri atti ‘magici’, come talvolta hanno impressione le persone che partecipano alle nostre assemblee liturgiche.
La nostra vita di presbiteri abbia alcuni punti quotidiani saldi:

la celebrazione dell’Eucaristia, secondo le norme della Chiesa; la preghiera della Liturgia delle Ore e la ‘lectio divina’; la preghiera personale e l’adorazione eucaristica.

Lo ricordo volentieri a me e a voi, perché un’autentica vita di preghiera, mentre ci aiuta a tenere accesa la lampada della fede, favorisce anche la costruzione di un presbiterio più fraterno e propositivo a quanti ci osservano per intraprendere il cammino verso il sacerdozio; da questa vita di preghiera e di donazione a Cristo, scaturisce anche l’efficacia del nostro ministero e la crescita della comunità ecclesiale.
Grazie ancora del vostro sacerdozio e del servizio all’uomo, in questa Chiesa particolare.
A tutti voi, alle vostre famiglie e comunità parrocchiali, l’augurio di un Santo Natale e sereno 2013!
 
                                                                                                                 + don Luigi, vescovo
 
Civitavecchia, 13 dicembre 2012 – Ritiro Spirituale del Clero