«Senza la domenica non possiamo»

La riflessione sulla lettera pastorale per l'Avvento del vescovo Luigi a cura di monsignor Cono Firringa, direttore dell'Ufficio Liturgico

Ho letto con particolare attenzione la Lettera Pastorale del vescovo Luigi per il tempo di Avvento dedicate alla Domenica e mi sono soffermato a riflettere su tre passaggi della sua esortazione per “vivere da cristiani” il giorno del Signore.
 
La domenica “centro dell’anno liturgico” perché è “la prima festa celebrata dai cristiani”.
Credo che tutti noi, pastori e fedeli, dovremmo riscoprire la centralità della domenica, come la festa che fonda il nostro vivere da discepoli di Cristo e non come il semplice epilogo del fine settimana scandito nella routine dei giorni che “volano” rapidamente.
Non possiamo dimenticare l’esempio dei martiri di Abitene che, nei primi secoli dell’era cristiana, affrontarono la morte per celebrare l’eucaristia nel giorno del Signore: “…sine dominico non possumus” (senza la domenica non possiamo), risposero al giudice, andando incontro al martirio nella fierezza della loro testimonianza al Risorto. Nelle nostre comunità, sempre meno si ha consapevolezza della domenica come giorno dell’anno liturgico e della settimana e che va vissuto mettendo al centro l’Eucaristia, perché solo così acquista significato. Le nostre chiese mostrano un’assemblea “fluttuante”, discontinua nella partecipazione e in vistoso calo, che poco esprime la gioia della fede nel Risorto.
La domenica è diventata, per i più, tempo da dedicare – “sprecare” – a se stessi: il sonno, le faccende di casa, lo shopping, lo sport. Occorre recuperare, invece, la dimensione della crescita interiore dello spirito, che si nutre di ciò che viene dall’Alto e che Gesù ci ha donato a piene mani: la sua Parola e il suo Corpo.
 
La domenica “è il giorno della presenza del Risorto e del dono dello Spirito Santo”.
Ho sempre pensato che il giorno del Signore è la “Pasqua settimanale”, quindi il memoriale della morte e risurrezione di Cristo, come preghiamo in ogni liturgia eucaristica. Non avevo finora sufficientemente riflettuto sull’altra verità: la domenica è anche il giorno “del dono dello Spirito Santo”, primo dono del Risorto.
Abbiamo tutti bisogno di fare esperienza viva del Risorto e dello Spirito Santo, che ci fa assaporare la bellezza della sua parola, affinché le nostre liturgie domenicali siano capaci di riscaldare i cuori e dare slancio alla vita. Abbiamo bisogno di sentire che la sua parola non è lettera morta, che risuoni nelle nostre assemblee per tutti e per ciascuno, come presenza viva e operosa, capace di trasformare e di dare senso e prospettiva alla nostra esistenza.
 
La domenica è “il giorno in cui i cristiani fanno assemblea e si manifestano Chiesa”.
Credo, dalla mia esperienza, che non dobbiamo dare per scontato che i cristiani che si riuniscono per celebrare l’Eucaristia, si sentano assemblea, comunità, Chiesa.
Si notano tante presenze “isolate”, che partecipano più o meno attivamente e consapevolmente all’Eucarestia. Sono convinto che noi sacerdoti dobbiamo insistere sull’aspetto comunitario dell’Eucaristia: non ha senso celebrarlo in modo intimistico, senza conoscersi, senza condividere la gioia della fede e fare esperienza di fraternità.
A cosa serve ascoltare la stessa Parola, mangiare l’unico Pane, se questo non ci rende un unico Corpo; quello di Cristo, la Chiesa. Dobbiamo percorrere tutte le vie per riscoprire la bellezza e la gioia di sentirci veramente e visibilmente Chiesa che “ha un cuor solo è un’anima sola”.
 
 
Mons. Cono Firringa
Direttore Ufficio Liturgico