Renata e Cecilia, «due porte che Dio ha aperto nella nostra storia»

Nella Cattedrale di Civitavecchia il terzo incontro di "Narrare la fede" per ricordare le due testimoni originarie della nostra diocesi

Due giovani donne curiose, vivaci, che vivevano il quotidiano del loro tempo. Ragazze come le altre ma che, nella loro vita, hanno scelto di lasciarsi guidare da Dio.
Sono molte le caratteristiche che accomunano la beata Cecilia Eusepi e la serva di Dio Renata Borlone, anche se vissute in periodi storici differenti e in condizioni sociali diverse. Entrambe sono state «delle porte che Dio ha aperto nella nostra storia, la sua voce che ci raggiunge».
Così le due ‘testimoni’ sono state ricordate nel corso del terzo incontro del ciclo ‘Narrare la Fede’, la formazione che la Diocesi promuove in occasione dell’Anno della Fede per presentare e far conoscere alcune significative figure di uomini e donne che nella loro vita hanno messo Dio al primo posto.
Nell’incontro, svoltosi lo scorso 1 marzo nella Cattedrale di Civitavecchia e rivolto soprattutto ai giovani, hanno parlato della testimonianza delle due donne originarie della nostra Diocesi, padre Sergio Ziliani, provinciale dei Servi di Maria, ordine a cui apparteneva la Beata Eusebi, e Lida Ciccarelli, postulatrice della causa di canonizzazione di Renata Borlone.
 
Padre Ziliani ha parlato di ‘Cecilietta’, come la chiamavano i compaesani di Monte Romano, ricordando come per lei la ‘semplicità’ della vita si riassumeva con il motto «la santità è per tutti, l’obiettivo di ciascuno». «Una giovane ribelle – ha ricordato il priore – che nella sua vivacità ha sempre aspirato ad essere santa».
Per il provinciale dei Servi di Maria, sono tre gli aspetti che la Beata Eusepi ha messo in risalto con la sua testimonianza: «anzitutto – ha spiegato – ha affermato che la santità è fondamentale ed è l’aspirazione di ogni cristiano». Nella semplicità della vita contadina, Cecilia ha poi evidenziato il rapporto con la creazione, «con l’amore del Signore che parla attraverso il creato, il creatore che si china sulla natura». Da ultimo, il suo esempio è stato quello di una spiritualità che ha amato Dio attraverso l’uomo, «sovrannaturalizzando l’affetto, vedendo le persone che le erano accanto attraverso la lente di Dio, in modo da trasformare un sentimento egoistico in amore-carità».
 
La fede profonda, la semplicità e la gioia che ne hanno caratterizzato le esistenze, sono gli elementi che, secondo Lida Ciccarelli, la focolarina postulatrice della serva di Dio, uniscono le due testimoni dell’incontro.
Anche Renata Borlone, infatti, dopo l’infanzia e la prima parte della giovinezza in cui è stata definita dai familiari ‘caparbia e capricciosa’, periodo in cui cercava risposta ai grandi perché della vita attraverso lo studio appassionato delle scienze, scoprì Dio grazie all’incontro con le prime focolarine, divenendo «figlia del carisma evangelico dell’unità».
Per la relatrice, la vita di Renata, «caratterizzata dalla gioia, perché chi ha la gioia ha Dio», può essere ripercorsa in tre tappe. Prima l’incontro con ‘Dio amore’, attraverso il movimento dei focolari. Successivamente la scoperta di ‘Gesù abbandonato’ che «così come Gesù ha fatto suo il dolore dell’uomo, lei scelse di abbracciare ogni sofferenza incontrasse». Ultimo aspetto, ha ricordato Lida Ciccarelli, è l’amore di Renata per i fratelli, perché «nessuno è passato invano accanto a lei. Sapeva far tacere la sua umanità per ascoltare gli altri».
 
La rassegna ‘Narrare la Fede’ continuerà nei prossimi mesi con altri due incontri: il 18 aprile, a Tarquinia, la testimonianza su Madre Teresa di Calcutta, e nel mese di ottobre, a conclusione dell’Anno della Fede, con un incontro sul Beato Giovanni Paolo II.