Primo Maggio: giovani e lavoro per nutrire la speranza

Celebriamo il Primo Maggio, festa di San Giuseppe patrono dei lavoratori, che offre stimoli di segno diverso rispetto al passato.

Da un lato è ancora fresco il dolore per l’incidente mortale che il 10 febbraio scorso ha coinvolto un operatore portuale a Civitavecchia, vicenda che va ad aggiungersi al lungo elenco di decessi sul luogo di lavoro, morti drammatiche e inaccettabili che chiedono che l’attenzione su questi temi rimanga alta e l’impegno comune si traduca in azioni concrete e regole certe: la sicurezza sul lavoro non può e non deve avere un prezzo.

D’altra parte, il Cammino sinodale ha consentito di sviluppare un tavolo tecnico e una serie di incontri istituzionali con sindacati, imprenditori e amministratori, per condividere la bellezza, i punti di forza e le criticità del lavoro. Ne è scaturita la possibilità di promuovere un territorio che ha ricchezze ancora non pienamente valorizzate, ma anche le preoccupazioni legate al disallineamento tra formazione, domanda e offerta di lavoro su specifici profili professionali, cui si aggiunge la difficoltà nel fare impresa. Problematiche che possono essere affrontate facendo rete tra i vari soggetti, mettendo a fattore comune competenze e conoscenze.

Possiamo allora innestare questa Festa del lavoro in un orizzonte cristiano di speranza, cercando di declinare le tematiche della cura nelle relazioni che si intrecciano in ambito lavorativo, degli standard di sicurezza e della dinamica giovani e lavoro.

Ci aiuta in questo il documento per questa occasione dalla Commissione episcopale per i problemi sociali e del lavoro della quale fa parte anche il vescovo Gianrico Ruzza. Nel testo si sottolinea, in particolare, la situazione giovanile, segnata da forme di precarietà, esclusione ed emarginazione che frustrano la loro capacità di sognare, ne mortificano le capacità e le competenze e li privano della possibilità di contribuire allo sviluppo della società.

Offrire motivi di speranza significa traguardare una nuova visione dell’economia, che i vescovi definiscono “economia di Vangelo” che si innesti nelle politiche del lavoro, nelle contrattazioni collettive e aziendali, nell’imprenditorialità e nella finanza.

San Giuseppe uomo del lavoro interceda per un lavoro dignitoso, libero e creativo, nel quale trovino spazio tutti coloro che ne hanno diritto e desiderio.

Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro