Nell’arte l’idea d’infinito

Una conferenza del Vescovo Carlo Chenis


Rodolfo Palieri
 
La vera arte ‘ strumentalmente ‘inutile’, cioè priva di fini utilitaristici – proietta l’uomo dal finito all’infinito. Può dirsi questo, in una sintesi che sacrifica intriganti analisi e sfumature, il nocciolo della conferenza del Vescovo, mons. Carlo Chenis, sulla relazione fra estetica ed etica. La pura espressione artistica, elevando il pensiero oltre l’utilità materiale, invita a superare i condizionamenti terreni. Il tema – proposto da Riccardo Rinaldi per il circolo culturale Agrifoglio ‘ ha permesso a mons. Chenis di esaminare l’influenza che sugli stati d’animo umani ha l’architettura. Come le alte volte delle chiese sollecitano lo spirito verso il trascendente, così i bassi soffitti degli anonimi ‘palazzoni’ urbani creano ‘un sistema depressivo latente’. Pensieri che, una volta espressi, appaiono intuitivi, quasi scontati, ma dei quali non si prende piena coscienza fino a quando un docente non li espone. E di pedagogia ben se ne intende mons. Chenis che, insegnando Logica ed Estetica alla Pontificia Università Salesiana, indica agli architetti di varie università italiane le finalità creative di una scienza non aprioristicamente ‘funzionale o virtuosa’.
‘L’ambiente fa da suggeritore – ha osservato il titolare di cattedra – rilevando che ‘una cosa è vivere in una città medioevale a pianta circolare, altra in una città reticolare come Torino’. Opposti riferimenti strutturali che orientano un modo di essere e di pensare.
L’architettura propende molto, oggi, verso il privato e, poco, verso il pubblico, secondo una logica privatistica e individualista, mentre la città romana e quella medioevale erano l’opposto. Ne discendono comportamenti incentrati sull’interesse personale avulso da quello della comunità. Un esempio è costituito dalle abitazioni impeccabili, a volte sontuose e dai condomini trascurati.
L’ordine umano testimoniato dall’edificazione è importante perché può essere una profezia di quello divino. Insomma, come osservava Pio XII: ‘l’arte serve per sconfinare dall’angusto finito verso l’infinito‘.
Il momento supremo dell’estetica si ha quando l’arte si pone in sintonia con la religione, poiché l’uomo tenta con la sua creatività di riprodurre l’armonia divina. Mons. Chenis ha quindi svolto la seconda parte della sua conferenza dimostrando la stretta connessione esistente fra l’arte cristiana e la vita morale, così che l’arte è finalizzata all’inculturazione della fede, all’azione catechetica, alla ritualità liturgica e, in necessaria ricaduta, alle opere caritative, laddove il vangelo trova il proprio pulpito e riscontro.