L’ultimo saluto a don Giuseppe Landi: «sempre sulla soglia per accogliere Dio nell’altro»

Il 25 giugno è tornato alla Casa del Padre il parroco della Santissima Trinità di Civitavecchia

Il Vescovo e il Presbiterio, uniti ai parenti, annunciano il sereno ritorno alla casa del Padre di don GIUSEPPE LANDI, parroco della chiesa della Santissima Trinità di Civitavecchia. Don Giuseppe si è spento, dopo un improvviso malore, la sera di giovedì 25 giugno presso l’ospedale di Civitavecchia.
La celebrazione eucaristica per l’ultimo saluto terreno si è svolta nella Cattedrale di Civitavecchia il 27 giugno. Nel pomeriggio, la salma è accolta nella chiesa di Sant’Egidio a Tolfa prima di essere tumulata nella tomba di famiglia.Il Signore che, nel tempo della sua dimora tra noi, gli ha affidato la sua Parola e i suoi Sacramenti, gli conceda di esultare per sempre nella liturgia del Cielo.Don Giuseppe era nato nel 1935 a Mezzano (Ar), cresciuto fin dall’infanzia a Tolfa, è stato ordinato presbitero nel 1960. Anche uno dei suoi fratelli, Onelio, è stato un sacerdote della Diocesi di Civitavecchia-Tarquinia deceduto prematuramente nel 1973.
Prima della Santissima Trinità, Don Giuseppe Landi ha servito le comunità parrocchiali del Duomo di Tarquinia e di Sant’Egidio a Tolfa.
 
Tanta partecipazione ed enorme commozione per l’ultimo saluto a don Giuseppe Landi che si è svolto nella Cattedrale di Civitavecchia.
Il vescovo Luigi Marrucci, dopo aver espresso le condoglianze di tutta la Chiesa di Civitavecchia-Tarquinia ai tre fratelli del sacerdote – Valeria, Piero e Maurizio – e ai numerosi nipoti, nell’omelia ha commentato le letture proposte dalla liturgia. In particolare, si è soffermato sull’incontro di Abramo con Dio alla quercia di Mamre. «Abramo – ha detto il presule – era sulla soglia della tenda. La tenda rappresenta la nostra umanità e la soglia garantisce l’intimità, rimane aperta per accogliere Dio nell’altro. Tante volte, andando nella sua parrocchia, ho trovato Don Giuseppe sulla soglia, al fresco, che diceva la sua immancabile battuta e mi invitava ad entrare con il sorriso. Un sorriso fecondo, come quello di Sara, la moglie di Abramo».
È stato il vicario generale, monsignor Rinaldo Copponi, ha ricordare l’opera di don Giuseppe come pastore. «Ha profuso tutta la sua passione, – ha detto tra la commozione generale – con intuizioni lucide e intelligenti, animate da profonda fede e generosità, impegnandosi sempre a promuovere la comunione del Presbiterio, non disdegnando di improvvisarsi anche ‘poeta’, con fine ironia. Erano ormai trascorsi 55 anni di servizio indefesso a questa nostra Chiesa particolare e gli acciacchi del tempo si facevano sentire sempre più insistenti. Per questo aveva concordato di lasciare la responsabilità diretta della Parrocchia con la conclusione di questo anno pastorale. Ma la Provvidenza ha disposto diversamente, facendogli compiere il passaggio alla corona della gloria direttamente dal campo del Signore:
Testimone fedele fino all’ultimo giorno della sua esistenza terrena».