La lettera di Natale del vescovo Luigi Marrucci

"Siate santi, perché io, il Signore, vostro dio, sono santo", una meditazione sull'esortazione Gaudete et exsultate

Il tempo di Avvento e di Natale per meditare sulla «chiamata alla santità nel mondo contemporaneo». È quanto si prefigge il vescovo Luigi Marrucci con la lettera pastorale “Siate santi, perché io, il Signore, vostro dio, sono santo” (testo completo in pdf). Un testo nel quale il presule introduce alla lettura dell’esortazione apostolica Gaudete et exsultate che «vuole ricordare a tutti i fedeli cristiani di camminare sulla strada di Dio, che è strada di santità». Un «vademecum per il cammino della vita cristiana, la cui centralità è Gesù Cristo, il Santo per eccellenza, a cui i cosiddetti “santi”, proclamati o no dalla Chiesa, ci mostrano ciò che Dio sa fare nella vita di una persona e la rende riflesso della sua bellezza».
Papa Francesco, scrive il vescovo, «vuole mettere in evidenza la perenne attualità della santità cristiana, proposta dalla Scrittura, perché possa diventare meta desiderabile da tutti nel cammino della vita». La lettera di Marrucci approfondisce l’esortazione attraverso cinque chiavi di lettura.
 
Dio chiama tutti a essere santi
«La santità non è una cosa diversa rispetto alla vita che facciamo tutti i giorni, è una “chiamata personale a vivere in modo straordinario l’ordinarietà dell’esistenza”. La sorgente della santità e la meta verso cui ogni fedele cammina è Gesù Cristo e, quanti sono configurati a lui e vivono della sua grazia sono “santi”, perché mostrano ciò che Dio sa operare in loro».
La santità non è possibile da soli. «L’individualismo e la pretesa di autosufficienza non portano alla vera vita. Abbiamo bisogno degli altri, abbiamo bisogno che la nostra vita sia inserita in un popolo che è quello di Dio, in cui lo Spirito Santo agisce. Pertanto, nel cammino di santità, occorre lasciarsi aiutare dai “fratelli di viaggio”».
 
Mezzi per corrispondere al dono di Dio
Il cammino verso la santità implica il “combattimento” e richiede l’atteggiamento costante della “vigilanza”. «Il combattimento è contro tutte le forme di “mondanità” e contro le “fragilità e inclinazioni disordinate”, frutto del Maligno».
Una battaglia costante per la quale il Signore ci ha equipaggiato con la sua Parola, con il suo Corpo e il suo Sangue – l’Eucaristia celebrata e adorata – con la preghiera e la protezione della Vergine Maria, con la Riconciliazione sacramentale, con l’intercessione dei Santi e con le opere di carità spirituali e materiali.
Come fare a sapere se una cosa viene dallo Spirito Santo oppure viene dal Maligno? È il discernimento”, dono che va chiesto insistentemente allo Spirito Santo.
«Il discernimento è il modo con cui i discepoli di Gesù e la comunità sono chiamati ad interpretare le cose della vita, a decidere scegliendo la volontà di Dio, a realizzare nel mondo il suo regno».
 
I nemici della santità
 Lo “gnosticismo” è un movimento filosofico e religioso, nato in ambiente greco-romano, che si proponeva come obiettivo di “rendere comprensibili tutta la fede e tutto il Vangelo”. «L’insegnamento di Gesù non può essere ridotto solo a una logica fredda che cerca di dominare tutto. Occorre quindi essere consapevoli della limitatezza della propria conoscenza e, nello stesso tempo, della comprensione ed espressione della dottrina, la quale “non è un sistema chiuso, privo di dinamiche capaci di generare domande, dubbi, interrogativi”».
Altra eresia è il “pelagianesimo”, dottrina cristiana che prende il nome da Pelagio, monaco del V secolo, che attribuiva il peccato originale esclusivamente ai soli progenitori, senza che venisse macchiata la natura umana dei loro discendenti.
«La volontà dell’essere umano, da sola, affermano i pelagiani, è in grado di scegliere ed attuare il bene, senza necessità della grazia divina. Generato dallo gnosticismo, il neo-pelagianesimo pone al centro dell’adorazione la “volontà senza umiltà”, la quale si sente superiore agli altri perché osserva “determinate norme” o è fedele “a un certo stile clericale».
 
La luce del maestro
«La santità appartiene alla gente comune; è la santità di coloro che vivono accanto a noi, quelli “della porta accanto” che hanno una quotidiana vita ordinaria fatta di cose semplici. Per questo il Signore ha messo davanti a noi un binario su cui camminare: la via delle Beatitudini e la grande regola di comportamento che ci propone l’evangelista Matteo nel capitolo 25 del suo Vangelo».
Nelle Beatitudini troviamo tracciata la carta d’identità del cristiano «perché il volto del Maestro, contemplato e vissuto dal discepolo, possa essere riflesso nella quotidianità».
«E la parola ‘felice’ o ‘beato’ diventa sinonimo di ‘santo’ perché esprime che la persona fedele a Dio e che vive la sua Parola raggiunge, nel dono di sé, la vera beatitudine».
Le Beatitudini delineano il volto del Signore Gesù e non possono essere vissute se non conservando un’intensa unione con lui. Ognuna di queste formule comprende tre elementi strutturanti: la proclamazione della felicità, l’indicazione di una situazione umana in cui irrompe la felicità, la causa che dà origine alla felicità. La santità è quindi essere poveri nel cuore, saper piangere con gli altri, reagire con umile mitezza, cercare la giustizia con fame e sete, guardare e agire con misericordia, mantenere il cuore pulito da tutto ciò che sporca l’amore, seminare pace intorno a noi, accettare ogni giorno la via del Vangelo nonostante ci procuri problemi.
La «Regola di comportamento” contenuta nel vangelo di Matteo è quella in base alla quale saremo giudicati. «Chi non vive l’amore per i poveri, per gli ultimi, chi non ha compassione per i sofferenti, per coloro che sono “scarto dell’umanità” – carne di Cristo e primo sacramento di Gesù – questi non è santo né mostra desiderio di incamminarsi nella via della santità. E la carità, come ogni buon seme, ha bisogno di crescere: la Parola di Dio e la vita sacramentale sono il nutrimento e la forza per la sequela di Gesù e per il cammino di santità».
 
Le caratteristiche della santità
Papa Francesco espone cinque caratteristiche della santità nel mondo contemporaneo che nella lettera sono riproposte e illustrate: sopportazione, pazienza, mitezza; gioia e senso dell’umorismo; audacia e fervore; il cammino comunitario; la preghiera costante.
 
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