«La famiglia genera la vera pace». Il vescovo Luigi presenta la Marcia della Pace del 22 gennaio

Una riflessione sul messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale della Pace "La nonviolenza: stile di una politica per la pace"

La pace che nasce in modo artigianale, «ripensando le relazioni con l’altro attraverso l’ascolto e l’accoglienze nelle reciproche differenze». Un nuovo stile dei rapporti, con alla base la nonviolenza, che soltanto in famiglia – «luogo della misericordia e del perdono» – possiamo imparare e mettere in pratica nel quotidiano. In una celebrazione eucaristica molto partecipata, che si è svolta nella Cattedrale di Civitavecchia durante la Messa vespertina del primo dell’anno, il vescovo Luigi Marrucci ha invitato la diocesi a riflettere sul messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale della Pace, “La nonviolenza: stile di una politica per la pace”. Come tradizione, monsignor Marrucci ha fatto precedere alla celebrazione la consegna ai sindaci dei sei comuni della diocesi del messaggio integrale del Pontefice accompagnato da una sua lettera personale. Monsignor Marrucci ha presentato anche la Marcia della Pace che si svolgerà il 22 gennaio a Civitavecchia, tradizionale appuntamento dell’Azione cattolica diocesana organizzato in collaborazione con gli uffici di Pastorale sociale ed Ecumenismo della Curia. La manifestazione avrà luogo nel pomeriggio e prevede momenti di preghiera ecumenica promossi insieme alle chiese cristiane presenti in città. Nell’omelia, il presule ha preso spunto dal testo della prima lettura, tratta dal libro dei Numeri. “Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace” è la benedizione che era in uso al tempio di Gerusalemme, impartita tutte le sere al termine del sacrificio. «È la benedizione di Dio – ha detto monsignor Marrucci -, che troviamo nel libro del Levitico. Dio dice bene delle sue creature e desidera che anche queste facciano lo stesso verso di lui, non con le parole ma con la vita. Una benedizione che è anzitutto discendente, perché parte da Dio, ma che è anche ascendente, perché è così che l’amore si incontra. Ogni volta che questo avviene c’è sempre la pace e la serenità tra i popoli». Il vescovo ha poi ricordato la storia della Giornata, introdotta nel 1968 da Paolo VI e giunta alla 50ª edizione: «è un’occasione di riflessione e di impegno a costruire un mondo di pace». Nella sua istituzione, Paolo VI ebbe a dire: “è nostro desiderio che questa celebrazione si ripetesse ogni anno, come augurio e come promessa che sia la pace a guidare lo svolgimento della storia a venire”. Per monsignor Marrucci si tratta di un desiderio che si è avverato solo in parte perché, dopo mezzo secolo, «la giornata rimane ma la pace non c’è: non è la pace a guidare la storia dell’umanità, ma piuttosto la violenza». Proprio in quest’ottica, secondo il presule, va contestualizzato il messaggio di papa Francesco per il 2017. «La nonviolenza – ha ricordato – deve essere una mentalità nuova per costruire la pace. Nella nonviolenza si giocano i rapporti interpersonali, sociali, internazionali». Per Marrucci è importante la sottolineatura del Pontefice nel ricordare «che la pace non è proprietà dei cattolici, ma di ogni uomo di buona volontà», evidenziato nel suo messaggio con il ricordo di illustri uomini delle diverse religioni che hanno abbracciato questo stile: Mahatma Gandhi e Khan Abdul Ghaffar Khan nella liberazione dell’India; Martin Luther King Jr contro la discriminazione razziale; Leymah Gbowee e migliaia di donne liberiane, che hanno organizzato incontri di preghiera e protesta nonviolenta per la pace in Liberia. Così come il ministero e il magistero di san Giovanni Paolo II contro i regimi comunisti d’Europa. «Costruire la pace e rispondere con la nonviolenza alla violenza è compito di ogni uomo di ogni cultura e religione» ha detto il vescovo, ricordando inoltre il ruolo fondamentale della famiglia. «La nonviolenza e la violenza nascono entrambe dal cuore, allora è fondamentale partire dalla famiglia per costruire un cuore nonviolento. Il Papa ci ha regalato l’esortazione apostolica Amoris Laetitia, invitandoci a fare un’opera di accompagnamento e di discernimento. Per fare questo occorre iniziare a recepirla, cambiare lo stile della nostra vita, metterci al servizio degli altri, in ascolto e in armonia».

Per il presule «il dialogo, il rispetto, la ricerca del bene dell’altro, la misericordia e il perdono superano le discordie, i dissidi e le separazioni familiari. Dalla famiglia, la gioia del cuore si propagherà per il mondo e si irradierà su tutta la società». Uno stile di amore concreto e quotidiano, secondo il vescovo, alla base di una pace costruita con azioni artigianali. «Le differenze – ha detto – possono generare attriti, se non affrontate in maniera costruttiva sono letali. Ci portano alla divisione. La pace va costruita con piccoli gesti, con azioni artigianali. Fondamentale è l’impegno nella preghiera, perché soltanto l’implorazione della pace ci porta a compiere gesti di pace».