«Intelligenza del cuore per una Chiesa in uscita»: intervista al vescovo Luigi Marrucci

Sulle pagine di Lazio Sette il vescovo il nuovo anno pastorale e si sofferma sul pellegrinaggio ad Assisi, il convegno pastorale, la festa delle famiglie, il sinodo straordinario e la visita nelle parrocchie.

La Chiesa di Civitavecchia-Tarquinia vive l’arrivo dell’autunno come il fiorire della primavera. Quello che tradizionalmente è indicato come l’inizio dell’anno pastorale – il convegno ecclesiale in programma il 9 ottobre prossimo – quest’anno è preceduto da un ricco programma di iniziative che riguardano in modo particolare le famiglie e i giovani.
L’intervista di Lazio Sette con il vescovo Luigi Marrucci, che come consuetudine introduce il nuovo anno, non può che partire da questi giorni intensi che la Diocesi si appresta a vivere.
 
Sabato prossimo le Chiese del Lazio si recheranno in pellegrinaggio ad Assisi per offrire l’olio per la lampada votiva sulla tomba di San Francesco. Un appuntamento a cui la Diocesi ha voluto prepararsi con iniziative culturali e spirituali e al quale parteciperà con più di duecento fedeli. Cosa rappresenta per la nostra comunità questo pellegrinaggio?
A me ha fatto bene riflettere e pregare “con lo stile di frate Francesco”, riscoprendo quella fraternità, tipica del suo messaggio, verso tutte le creature. Inoltre l’umiltà di Francesco dovrebbe parlarci di più in questo tempo, in cui tutti sono autoreferenziali e il soggettivismo esasperato mina tutti i rapporti e le relazioni. Infine la povertà, di spirito e di vita, è indispensabile per riappropriarci quella felicità che scaturisce da ciò che la Provvidenza dona, dimenticando sé stessi e preoccupandoci di più di chi non ha, di chi ha perduto tutto, di chi non ha mai avuto. A queste luci francescane ho affidato il mio cammino verso Assisi.
 
Un fine settimana molto particolare, perché al ritorno da Assisi, domenica prossima, tutti sono invitati a partecipare alla “Festa diocesana delle Famiglie” che si terrà nel Parco dell’Uliveto a Civitavecchia. Un appuntamento che coincide con l’inizio del Sinodo straordinario sulla famiglia che papà Francesco ha convocato a San Pietro.
E’ una provvidenziale coincidenza: lo scorso anno avevamo indicato questa data come giorno per celebrare l’annuale “festa della famiglia”. Successivamente abbiamo appreso l’inizio del Sinodo straordinario della Famiglia in quel giorno, preceduto la sera di sabato 4 ottobre dall’incontro di Preghiera in piazza San Pietro per sostenere e accompagnare i Padri sinodali nel loro lavoro.
La nostra festa sarà un momento in cui rifletteremo sul bene famiglia ma soprattutto condivideremo l’esperienza della preghiera, dell’accoglienza, della stima reciproca, dello stare insieme. La nostra festa vuole essere una proposta di vita, di come cioè si può vivere nella gioia il mistero della comunione sponsale e fraterna.
 
Nel sinodo si affronteranno i temi della famiglia e, in particolare, i delegati si confronteranno anche su quelle situazioni di famiglie divise e sofferenti. Un dibattito che i media riconducono semplicemente alla partecipazione dei divorziati-risposati alla comunione.  La Diocesi di Civitavecchia-Tarquinia ha intrapreso un cammino di accompagnamento per queste famiglie, come procede questa esperienza?
Già lo scorso anno ci siamo incontrati due volte con persone che vivono “la ferita” di una vita matrimoniale venuta meno; per quest’anno pastorale sono previsti tre incontri. E’ fondamentale ascoltare il cuore di questi nostri fratelli e sorelle con le sofferenze vissute e la gioia ritrovata nella nuova unione. Certo, per molti il rapporto con la Chiesa si riduce quasi esclusivamente alla “comunione eucaristica”: hanno bisogno di essere aiutati a crescere nella fede, spesso ridotta a pura “tradizione religiosa” che non li ha aiutati ad essere Chiesa-comunità di vita e che, in altri contesti storici, poteva anche favorire lo stare insieme come “aggregazione” più che “fusione”. Il momento attuale richiede “un’intelligenza del cuore”, un “saper leggere dentro” e soltanto il discepolo che accoglie il dono dello Spirito acquisisce e trasforma in vita.
 
Il terzo appuntamento è quello del 9 ottobre, il convegno ecclesiale diocesano, che ha come tema quello di formare comunità parrocchiali “in uscita”, come indicato da papa Francesco. L’elemento di continuità con i convegni che lei ha presieduto da quando è vescovo della Diocesi sarà proprio il ruolo della famiglia nell’ambito della comunità.
Il convegno ecclesiale del 9 ottobre avrà questo tema: Chiesa in uscita, in permanente conversione e formazione. Il rinnovamento ecclesiale è urgente e deve partire dalla formazione degli operatori pastorali e dalla catechesi permanente per e con gli adulti, ad iniziare dalla famiglia, “oggetto e soggetto” di catechesi. In famiglia si trasmette il Vangelo e si educa alla fede e la famiglia deve essere protagonista di progetti e di formazione cristiana.
Per questo è necessario un “ripensamento” delle strutture diocesana e parrocchiale, come luoghi di partecipazione e di dialogo “ad intra e ad extra”, dove i movimenti, le associazioni, i gruppi ecclesiali si parlino e vivano una Chiesa-comunità – la Parrocchia – con il proprio carisma, senza arroccamento su scranno per giudicare gli altri; poi, insieme come Chiesa, tessere un dialogo con tutti, dove il “discepolo-missionario” si fa prossimo per aiutare i fratelli nel cammino della fede, con una vita di testimonianza e di comunione che è più attraente dei molteplici messaggi verbali.
 
Sarà il secondo anno della sua visita pastorale nelle parrocchie della Diocesi che terminerà nel 2017. Può già tracciare un primo bilancio di questa esperienza?
Con la prima quindicina del mese di gennaio concludo la Visita alla Zona Pastorale di Tarquinia comprendente anche i Comuni di Monte Romano e Montalto di Castro. Ho incontrato alcune comunità che vivono la vita cristiana con entusiasmo, intorno all’Eucaristia domenicale da cui prendono forza per la missione e la testimonianza. Altre comunità le ho viste un po’ stanche, proteggersi sul “si è sempre fatto così”. E’ il viale del tramonto! Devo sottolineare la vivacità dei numerosi gruppi ecclesiali: sono una benedizione di Dio per ridare vigore alle comunità parrocchiali in sofferenza. Occorre però che si propongano come “soggetti di evangelizzazione” senza imporre il loro carisma: non è l’uniformità che fa la Chiesa, ma l’unità dei suoi membri.Ringrazio i miei sacerdoti per il lavoro ministeriale che portano avanti con passione e dedizione; sappiano la mia stima e la mia vicinanza.