«Il profumo della fraternità». L’omelia del vescovo Luigi alla Messa Crismale

«La fraternità non si fonda sulla pretesa della perfezione, ma si confronta con la fragilità e il peccato. Così il perdono fraterno è il frutto del lasciarsi completamente avvolgere dall’azione misericordiosa di Dio»

Un dialogo sincero e rispettoso che sprigioni una vita di comunione, di fede e di servizio: è questa la fraternità «esperienza stupenda e faticosa», a cui il vescovo Luigi Marrucci ha invitato la comunità cristiana durante l’omelia della Messa Crismale che si è svolta lo scorso 12 aprile nella Cattedrale di Civitavecchia.
La celebrazione eucaristica – in cui «si manifesta in modo del tutto particolare la visibilità della Chiesa diocesana» – ha aperto il triduo pasquale ed è stata concelebrata da tutto il clero della diocesi, con la partecipazione di religiosi e consacrati e una rappresentanza di animatori e collaboratori pastorali delle parrocchie. Si tratta di una liturgia, inserita nei riti della Settimana Santa, che costituisce uno dei momenti liturgici più importanti per la vita della comunità cristiana. È anzitutto la celebrazione in cui tutti, consacrati e laici, esprimono il loro sacerdozio che deriva da Gesù Cristo. Sia quello che scaturisce dal battesimo che quello ministeriale, che sgorga dal sacramento dell’ordine. Per questo, durante la liturgia, i presbiteri hanno rinnovato le promesse sacerdotali in comunione con il Vescovo.
Durante la Messa è stata inoltre invocata la benedizione di tutti gli Oli Sacri: quello degli infermi, dei catecumeni e l’olio per la consacrazione delle persone, dei luoghi e degli oggetti di culto.
Un canto di gratitudine, ha detto monsignor Marrucci «deve sgorgare dal nostro cuore questa sera, per il sangue versato dal Redentore, con il quale siamo stati segnati re, sacerdoti e profeti, consacrati dall’unzione dello Spirito, Amore-dono del Padre e del Figlio». (Il testo integrale dell’omelia)
Il Presule, richiamando la Chiesa come «mistero di comunione», ha detto che essa ha alla base «la relazione tra doni gerarchici e carismatici finalizzata alla piena partecipazione dei fedeli, alla vita di comunione e di evangelizzazione». «È nella Chiesa, infatti, che gli uomini divengono membra di un unico corpo ed è nella comunione ecclesiale che Cristo oggi si fa presente».
Monsignor Marrucci ha ricordato che «all’interno della vita presbiterale e poi, a ricaduta, nelle singole realtà parrocchiali, nei movimenti, nelle associazioni e nei gruppi ecclesiali, deve svilupparsi sempre più un dialogo sincero e rispettoso che non ha il sapore del pluralismo ideologico, che sa di libero esame e vive di aspre tensioni, ma ha il profumo che si sprigiona da una vita di comunione, di fede, di amore, di servizio, di unità evangelica». Un’esperienza di fraternità «stupenda e faticosa insieme, perché la comunità, luogo di condivisione e di comunione è tuttavia luogo di scoperta dei nostri limiti».
«La fraternità non si fonda sulla pretesa della perfezione, ma si confronta con la fragilità e il peccato. Così il perdono fraterno è il frutto del lasciarsi completamente avvolgere dall’azione misericordiosa di Dio».
«La Chiesa – ha detto il vescovo -, in tutte le sue membra, deve profumare di carità e di umiltà; solo in questa veste di fraternità “tutti sapranno che siete miei discepoli”».
Per vivere ciò, ha ricordato il presule, «il ministro di Cristo deve essere sempre uomo di Dio, testimone di una vita trascendente e spirituale ».
Il prete, chiamato a servire la comunità, deve riconoscere però come cuore del proprio ministero la “relazione” personale con il Signore. «Il presbitero sarà disponibile a servire la Chiesa nella misura in cui si relaziona con il Signore e stringe con Lui una profonda amicizia».
«Il senso profondo della vita cristiana – ha spiegato monsignor Marrucci – è l’intimo rapporto di comunione tra umanità e divinità. La comunione con il Figlio di Dio conduce l’umanità a partecipare alla vita del Padre, che è vita eterna, è relazione d’amore».
Il presule ha concluso dicendo che «tutti siamo stati scelti e consacrati nel Battesimo; alcuni di noi poi sono stati eletti per una configurazione a Cristo-Capo attraverso i vari gradi del ministero ordinato. Tutti dobbiamo profumare di fraternità e questa fragranza scaturisce unicamente dalla preghiera e dalla contemplazione del mistero di Dio».(Il testo integrale dell’omelia)