Il 2 maggio il Giubileo dei lavoratori alla Centrale di Torrevaldaliga di Civitavecchia

Alle ore 11 la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Luigi Marrucci

«Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore».
Nello spirito dell’incipit della Costituzione pastorale “Gaudium et spes” del Concilio Vaticano II, tra gli appuntamenti diocesani di questo Anno Giubilare della Misericordia si celebrerà, in occasione della Festa di San Giuseppe lavoratore, un Giubileo diocesano dei lavoratori, che sarà l’occasione per sottolineare una volta di più che il lavoro è l’espressione della dignità essenziale di ogni persona, così come la Dottrina sociale della Chiesa lo ha definito.
La nostra comunità ecclesiale è già impegnata in azioni di sostegno e di vicinanza ai lavoratori e alle loro famiglie nell’interminabile periodo di crisi economica che stiamo vivendo e che ha colpito fortemente il nostro territorio. Proprio per continuare in questo percorso e per dare un forte segnale di vicinanza, il Giubileo si svolgerà in un luogo di lavoro, uno dei più importanti del nostro territorio, la Centrale ENEL di Torrevaldaliga Nord, grazie alla disponibilità dimostrata dalla direzione aziendale.
Potremo così ricordare anche la visita che san Giovanni Paolo II vi svolse il 19 marzo 1987.
L’appuntamento è quindi per lunedì 2 maggio alle ore 11 con la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Luigi Marrucci. Tutti sono invitati a partecipare, in modo particolare i cassa integrati e quanti il lavoro lo hanno perso, i giovani che non riescono a trovarlo e vivono nella precarietà. Così come chi il lavoro ce l’ha ma vive ugualmente tra le preoccupazioni.
In questa piega della storia, infatti, anche il lavoro, spesso, non garantisce un reddito sufficiente a mantenere dignitosamente la famiglia e spesso basta una malattia per varcare la soglia della povertà. Ed il mantenimento del posto di lavoro diventa, non di rado, un’arma di ricatto per ridurre al silenzio ogni legittima rivendicazione.
Insieme ai tanti lavoratori della fabbrica e dell’indotto, saranno presenti inoltre i pensionati che tanto hanno contribuito allo sviluppo economico della nostra città e che da genitori e da notti sostengono ora le famiglie allargate in quel welfare familiare, cellula della solidarietà sociale.
Cogliamo, allora, l’occasione per affidare al Signore le preoccupazioni e le difficoltà di tanti nostri conterranei e per stare alla scuola del Vangelo, mettendo al centro la persona e non l’efficientismo, la vita e non il guadagno, per tornare a guardare al lavoro come occasione di realizzazione della persona in tutta la sua totalità e per far nascere la speranza a quanti sono oggi scoraggiati e ridare loro forza per mantenere vivo il senso della propria dignità.