I fidanzati da papa Francesco, “sposi in Cristo, preghiera e sobrietà”

Il 14 febbraio scorso le coppie che in diocesi frequentano i percorsi di preparazione al matrimonio erano a San Pietro con papa Francesco

Piazza San Pietro ne ha viste tante: giubilei e canonizzazioni, funerali ed elezioni di pontefici; sono passate davvero molte storie in questa piazza. Eppure, quello che è avvenuto lo scorso 14 febbraio, nell’incontro di papa Francesco con 20 mila fidanzati provenienti da tutto il mondo, mostra segni di grande novità.
Fin dalle prime ore del mattino un massa di coppie “in cammino” verso la basilica: un fiume d’amore e di bellezza consapevole, che la corrente di egoismo e indifferenza spingerebbe altrove.
Ci siamo chiesti: «perché stiamo andando dal Papa? Perché ci stanno andando queste migliaia di ragazzi, molti dei quali già conviventi e con prole?».
Le risposte, bellissime e profonde, sono arrivate direttamente da papa Francesco e, anche, dai silenziosi eppure eloquenti sguardi e sorrisi di quei ragazzi che esprimevano freschezza, apertura non ingenua verso il futuro, bisogno di proiettare l’aspirazione totalizzante dell’amore vissuto alla luce di Cristo in quel “per sempre” che poi è il nocciolo del matrimonio cristiano.
L’attesa in Piazza dura qualche ora, ma è solo emozione che cresce. Per accompagnarla il sagrato si trasforma in un palco dove si alternano musiche, colori, canzoni, danze e storie familiari.
Le parole di “Jesus Christ you are my life” e quelle di “Emmanuel” cantate da tutti, annunciano che il Papa sta per arrivare. Il suo ingresso è una festa incredibile, con migliaia di cuscinetti bianchi sventolati come i fazzoletti del saluto. Francesco ricambia con un sorriso contagioso, poi – appena seduto – assume un’espressione attenta e concentrata ad ascoltare una canzone toccante che Jovanotti dedicò qualche anno fa alla figlia appena nata, intitolata “Per te”. Al termine del saluto di monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, si fanno avanti tre coppie di fidanzati; ognuna di loro, dopo una breve presentazione, rivolge al Papa una domanda sul proprio futuro.
La prima è di quelle che spiazzano: «come si fa a durare per sempre?». Ed ecco allora, dal Santo Padre, parole che “pesano”: il matrimonio non deve solo “durare”; ciò che conta è la qualità della relazione e questa non può radicarsi nella sabbia di sentimenti o di stati psico-fisici del tutto precari, ma deve essere come una casa costruita sulla roccia, fatta di mattoni solidi; il luogo in cui “l’altro” – per il tramite della preghiera e, dunque, ponendo Dio al centro della relazione – diventa fine, ma anche strumento, di santità. «Dio – spiega il Pontefice – può fare miracoli e come ha moltiplicato i pani, così può moltiplicare il vostro amore e donarvelo buono e fresco ogni giorno».
La seconda coppia chiede consigli di natura spirituale. Qui Francesco ricorda che vivere insieme è un’arte e ritorna sulle tre parole-chiave alle quali ha ispirato fin dall’inizio del pontificato le sue indicazioni di pastorale per le famiglie: “permesso”, “grazie” e “scusa”.
La prima parola è per dirci che occorre «entrare con cortesia nella vita degli altri» e «non con gli scarponi da montagna». Con riferimento al “grazie” ricorda che «la gratitudine è un fiore che cresce su una terra nobile» e ogni gesto vissuto in famiglia va fatto nella consapevolezza che «l’altro è un dono di Dio e ai doni di Dio si dice grazie». Infine bisogna chiedere “scusa”: nella Bibbia – dice il Papa – si dice che l’uomo più giusto di Israele peccava almeno sette volte al giorno. Dunque non si può evitare la caduta, l’errore, ma è indispensabile riconoscere quando ciò avviene, e questo è segno di forza.
Infine la terza coppia domanda quale debba essere lo stile per la celebrazione del Matrimonio. La risposta di papa Francesco è diretta come le altre: «fate in modo che sia una vera festa, ma una festa cristiana, non pagana». Da qui l’invito alla sobrietà: non si tratta di rinunciare a segni esteriori pure importanti come i vestiti, i fiori, il banchetto, le fotografie, «ma solo se sono capaci di indicare il vero motivo della gioia che è la benedizione del Signore sul vostro amore».
La strada dunque è tracciata e la Chiesa su di essa ci viene incontro col sorriso, portando il braccio in quello del suo Sposo. Sappiamo anche noi, fidanzati o sposati, andar incontro a loro, spalancare le nostre braccia e cantare?
 
Giuseppe Capparella e Mariassunta Cozzolino
Equipe diocesana della Pstorale familiare