Il 1° settembre la Chiesa celebra la Giornata per la custodia del creato, giunta quest’anno all’ottava edizione.
Il tema scelto, oltre a rimandare alla prossima Settimana Sociale di Torino, vuole richiamare ciascuno di noi alla propria responsabilità. Infatti, alla consapevolezza che della creazione di Dio non siamo ‘padroni’ ma ‘amministratori’ e che i guasti causati all’ecologia del pianeta saranno pagati dai nostri figli, deve aggiungersi la presa di coscienza che la protezione dell’ambiente da danni permanenti non è solo a carico delle decisioni della politica, ma dei comportamenti quotidiani di ciascuno di noi. La responsabilità nei confronti delle future generazioni, infatti, si traduce anche nell’educarci e nell’educare a stili di vita responsabili.
Nel loro messaggio per questa Giornata, i Vescovi richiamano quel passo della Scrittura che recita: ‘la donna saggia costruisce la sua casa, quella stolta la demolisce con le proprie mani’ (Pr. 14, 1) ricordandoci così che tutti siamo chiamati a contribuire a far crescere il mondo con responsabilità.
Papa Francesco ha ricordato che coltivare e custodire il creato è un’indicazione che Dio dà a ciascuno di noi, per far parte del suo progetto che vuole il mondo trasformato in un giardino, un luogo abitabile per tutti. Da tempo, per la verità, il magistero dei Pontefici ha legato strettamente l’ecologia ambientale alla ‘ecologia umana’: la crisi che vediamo nell’ambiente la riscontriamo soprattutto nell’uomo. Un esempio evidente è quella che i Vescovi chiamano ‘cultura dello scarto’, che ha finito per riguardare non solo le cose ma anche le persone, specie se povere, malate, anziane. Ad essa si associa la cultura dello spreco, che ci fa riguardare come ovvii e dovuti beni quali l’acqua o il cibo che consumiamo e gettiamo via senza criterio mentre tanta parte dell’umanità ne soffre la carenza.
Come può, allora, la famiglia, diventare una scuola per la custodia del creato? Il documento he la Conferenza Episcopale Italiana ha diffuso in occasione di questa ottava giornata fornisce alcune prospettive da sviluppare nelle nostre comunità: la gratuità, viviamo in un giardino che Dio ci ha donato ed ha affidato alle nostre mani; la reciprocità, la famiglia è il luogo delle relazioni, del rispetto, delle differenze viste come risorsa; la riparazione del male, attraverso il perdono, la conversione, il dono di sé.
Prospettive che si possono snodare attraverso un percorso che parte dal custodire la Parola di Dio per realizzarsi, progressivamente, nel custodire la bellezza del creato sull’esempio di San Francesco, nell’essere custodi della creazione anche in ambito economico e sociale, nel custodire la vita e nel custodire se stessi.
Domenico Barbera
Responsabile Ufficio diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro
Il documento
‘La famiglia educa alla custodia del creato’ è il documento con il quale i Vescovi italiani riprendono, in occasione della Giornata per la custodia del creato le parole di papa Francesco, che ha esortato più volte, fin dall´inizio del suo pontificato, a «coltivare e custodire il creato: è un´indicazione di Dio data non solo all´inizio della storia, ma a ciascuno di noi; è parte del suo progetto; vuol dire far crescere il mondo con responsabilità, trasformarlo perché sia un giardino, un luogo abitabile per tutti’ Il ‘coltivare e custodire’ non comprende solo il rapporto tra noi e l´ambiente, tra l´uomo e il creato, riguarda anche i rapporti umani» (Udienza generale, 5 giugno 2013).
Un tema che verrà approfondito anche nel corso della 47ª Settimana Sociale, che si svolgerà dal 12 al 15 settembre 2013 a Torino, affrontando trai i temi proposti anche «Come la famiglia può diventare una scuola per la custodia del creato e la pratica di questo valore?».
Il documento integrale