Domenica 14 febbraio in tutte le parrocchie la “Giornata della carità”

Intervista al vescovo Luigi Marrucci che spiega il significato dell'iniziativa

«Un segno di misericordia che coinvolga l’intera comunità diocesana come gesto di una fede professata ma anche vissuta». Così il vescovo Luigi Marrucci presenta la prima edizione della Giornata della carità della Chiesa di Civitavecchia-Tarquinia che si svolgerà domenica prossima, la prima del tempo di Quaresima.
 
Di cosa si tratta e come poter partecipare?
Il Giubileo della Misericordia richiede insieme alla fede professata anche un segno della fede vissuta. Per questo, unitamente al Consiglio Presbiterale, ho pensato ad un segno di carità che coinvolgesse l’intera comunità diocesana. È stata suggerita una raccolta a livello diocesano in tutte le celebrazioni eucaristiche domenica prossima, 14 febbraio, oppure dando personalmente al proprio parroco la relativa offerta. La destinazione del gesto, su proposta dei sacerdoti, è orientata verso uno strumento necessario all’Ospedale San Paolo di Civitavecchia.
 
Papa Francesco, nella Bolla di indizione del Giubileo, chiede che «la Quaresima di quest’anno giubilare sia vissuta più intensamente come momento forte per celebrare e sperimentare la misericordia di Dio». Come è possibile viverlo nelle parrocchie?
Mi pare che il Papa ci inviti a vivere in modo straordinario, quindi più intenso, l’ordinarietà del tempo quaresimale; cioè quello che comunemente si compie, farlo bene e con più impegno.
Alcuni esempi possono essere: intensificare la meditazione sui testi biblici, in particolare quelli che parlano della Misericordia; vivere il mercoledì e il venerdì di questo tempo in un modo più sobrio, condividendo gesti di carità; fare del pio esercizio della Via Crucis una celebrazione più partecipata e un vero cammino penitenziale che ci unisca al viandante principale verso la Pasqua di Risurrezione; cogliere tutte le occasioni, in particolare l’incontro con le famiglie per la benedizione pasquale, per seminare la Parola e lasciare l’esempio di una chiesa accogliente con dei ministri – sacerdoti e diaconi – gioiosi e disponibili; programmare un orario e dei tempi per la celebrazione individuale del sacramento della Riconciliazione, oltre a valorizzare di più la celebrazione penitenziale per aiutare i fedeli a comprendere sempre meglio l’aspetto comunitario che la ferita del peccato lascia nel corpo ecclesiale.
Alcuni gesti di carità, di accoglienza, di condivisione poi sono una conseguenza di quanto vissuto nel rapporto con il Signore.
 
Per il Giubileo ha aperto le Porte della Misericordia in quattro comunità di accoglienza e in due istituti per disabili: «nel povero la carne di Cristo diventa di nuovo visibile».
Non solo, ma anche nei due Ospedali, negli Istituti di pena e nelle case di riposo nelle quali si celebra quotidianamente l’Eucaristia, mentre ho lasciato che di volta in volta fossero “Porte Sante di Misericordia” tutte le altre, ogni qual volta si celebra la cena del Signore.
“La carne di Cristo nel povero, nel malato, nell’anziano…” ha accompagnato tutta la mia vita di sacerdote, da quando il mio vescovo di Volterra, nel lontano 1976, mi incaricò dell’assistenza spirituale all’associazione ecclesiale Unitalsi. Ora da assistente nazionale, posso dire di aver incontrato molta carne sofferente di Cristo, a cui mi sento associato perché gli anni che passano e i disagi che aumentano rendono più prossimo ai fratelli bisognosi.
Questa apertura di condivisione dobbiamo acquisirla sempre di più: ogni persona nell’animo o nel corpo è malata, è sofferente, e domanda che ci si avvicini per dare sollievo.
A me piace anche un’altra immagine, quella del roveto ardente in cui Mosè, su richiesta di Dio, entra togliendosi i sandali (cfr Es 3,1-6): è terra sacra ogni persona, soprattutto quella che soffre, per cui ci si deve avvicinare a piedi scalzi, cioè con amore, con dedizione, con sacrificio, con pazienza, senza alcun tornaconto.
 
Insieme alla carità e alle opere di misericordia, il 4 e 5 marzo vivremo anche la “24 ore per il Signore”, come preghiera e ascolto della Parola.
Come ormai è consuetudine, anche nella nostra Chiesa particolare vivremo le “24 Ore per il Signore”, quest’anno sia in Cattedrale a Civitavecchia come nel Duomo di Tarquinia.
La gestione è affidata alle due zone pastorali che predispongono turni per i confessori, programmano preghiere comunitarie e gruppi di animazione, insomma gestiscono liberamente questa celebrazione in cui il Signore Gesù rimane esposto sacramentalmente.
Un’iniziativa che, con l’anno giubilare, si aggiunge per la nostra Chiesa al rilancio delle cosiddette “Quarant’ore” o adorazione solenne dell’Eucaristia in ogni Parrocchia e la valorizzazione della settimana in cui si celebra la solennità del Corpo e del Sangue del Signore, in vista anche del Congresso Eucaristico di Genova che si svolgerà dal 15 al 18 settembre prossimo.