“Cinque pani e due pesci” lettera sull’Eucarestia del vescovo Luigi

Il primo dei tre documenti che il presule presenta per l'Anno Eucaristico diocesano presentato a Pentecoste

«L’Eucaristia è il dono che Gesù, prima della sua passione e morte, volle lasciare alla sua Chiesa, anticipando l’offerta della vita sulla Croce. È il grande amore che Dio ha per l’umanità e non vuole che questa, lungo la strada della vita, venga meno, morendo di fame e di sete». Inizia così la lettera pastorale “Cinque pani e due pesci” del vescovo Luigi Marrucci che dalla Pentecoste è in distribuzione in tutte le parrocchie.
Il presule annuncia l’apertura dell’Anno Eucaristico della Chiesa di Civitavecchia-Tarquinia a partire dalla solennità del Corpus Domini di quest’anno, il 20 giugno, fino alla stessa solennità nel 14 giugno 2020.
 
Nel richiamare il fondamento dell’Eucarestia, monsignor Marrucci si rifà all’icona biblica di Gesù che sfama le folle che lo seguono e lo ascoltano, episodio narrato in tutti i Vangeli ma che viene proposto nella versione di Marco.
«Mi piace definire questo testo condivisione di ciò che uno possiede, anziché moltiplicazione dei pani» scrive il vescovo. «In un luogo solitario Gesù dice una parola e compie un gesto che assumono un significato simbolico per tutti i tempi e in tutti i luoghi in cui la comunità cristiana si raduna per l’assemblea eucaristica». «È il gesto eucaristico del rendimento di grazie, gesto che annuncia ciò che avverrà nell’ultima cena», dove «questo piccolo gruppo è immagine della moltitudine futura convocata alla mensa della parola e del pane per essere nutrita nel cammino di fede verso la Gerusalemme celeste».
 
Nella seconda parte della lettera il presule approfondisce “L’Eucarestia cuore della Chiesa” «da cui ogni segno sgorga e a cui tutto converge». L’Eucaristia infatti «completa l’iniziazione cristiana», «è medicina per i malati e sostegno nelle prove della vita nei sacramenti di guarigione», «è vocazione alla santità e alla missione nei sacramenti del servizio della comunione».
Monsignor Marrucci spiega che «il sacerdozio ministeriale ha uno strettissimo rapporto con l’Eucaristia. Infatti nasce nel momento in cui il Signore la istituisce ed è la principale ragione d’essere del sacramento del sacerdozio». Anche per il sacerdozio che scaturisca dal Battesimo l’Eucaristia è data nella celebrazione ed è conservata come viatico e per l’adorazione».
L’Eucarestia è carità perché in essa «conosciamo l’amore e siamo spronati ad amare. E amare è l’autentica e più profonda caratteristica della vocazione cristiana».
L’Eucaristia è vita in quanto «ha l’aspetto di pane e di vino, cioè di cibo e di bevanda, è quindi così familiare all’uomo, così strettamente legata alla sua vita». Essa è anche un sacrificio «il vescovo e il presbitero celebranti compiono, in virtù della sacra ordinazione, l’atto sacrificale che unisce gli uomini al Padre», ed è convito «mensa del pane del Signore, è cibo dato per essere mangiato».
 
La lettera si sofferma poi sull’Eucarestia celebrata nel giorno del Signore: «la comunità che si raduna in assemblea per fare memoria della Passione-Morte-Risurrezione di Gesù, attua quell’evento nel segno sacramentale. E dove avviene la celebrazione, ivi è presente la Chiesa». «Tuttavia c’è un giorno particolare in cui, sin dalla Pentecoste, i cristiani si radunano in un determinato luogo a una certa ora e in un luogo indicato, per fare assemblea e celebrare la Pasqua del Signore con la Cena Eucaristica: questo giorno è chiamato domenica».
 
L’ultima parte della lettera è dedicata alle indicazioni per vivere nelle comunità l’Anno Eucaristico: «porre attenzione a celebrare bene l’Eucaristia quotidiana, soprattutto quella domenicale, rivedendo anche il numero delle celebrazioni in modo che le assemblee più numerose offrano la possibilità di formare autentiche comunità di fede»; «inserire nella celebrazione eucaristica domenicale il sacramento del Battesimo»; «valorizzare l’Adorazione Eucaristica settimanale e l’Adorazione annuale dell’Eucaristia, le cosiddette Quarantore»; valorizzare la celebrazione eucaristica che apre il Triduo pasquale, normalmente chiamata “in cena Domini”»; «cogliere l’occasione per ripulire e ridare dignità alla custodia eucaristica, comunemente chiamata Tabernacolo»; vivere annualmente il giorno della Dedicazione in ogni chiesa parrocchiale. Il Consiglio Presbiterale ha inoltre proposto alla diocesi – Parrocchie, Rettorie, Cappellanie delle religiose – una settimana vocazionale dal 10 al 26 aprile 2020. 
 
La lettera integrale in formato pdf