Cecilia Eusepi e Renata Borlone ‘testimoni’ per i giovani

Il 1° marzo, nella Cattedrale di Civitavecchia, il terzo incontro per l'Anno della Fede

 «Un appuntamento destinato essenzialmente ai giovani, in cui si presenterà l’esperienza di due donne della nostra terra che, pur senza l’effusione del sangue, hanno saputo fare della propria vita un canto d’amore a Dio ed ai fratelli». Così don Federico Boccacci, responsabile dell’Ufficio per la Pastorale giovanile, presenta il terzo appuntamento del ciclo di incontri ‘Narrare la Fede’, la formazione che la Diocesi promuove in occasione dell’Anno della Fede per presentare e far conoscere alcune significative figure di uomini e donne che nella loro vita hanno messo Dio al primo posto con una scelta radicale.
Venerdì 1 marzo, alle ore 21, nella Cattedrale di Civitavecchia, nell’incontro pensato soprattutto per i giovani della diocesi, verranno narrate le vite di Cecilia Eusepi, nata a Monte Romano e beatificata nel giugno del 2012, e di Renata Borlone nata a Civitavecchia ed ora Serva di Dio.
A raccontare la loro esperienza saranno padre Sergio Ziliani, provinciale dei Servi di Maria, ordine a cui apparteneva anche la Beata Eusebi, e Lidia Ciccarelli, postulatrice della causa di canonizzazione di Renata Borlone.
Cecilia Eusebi, ‘Cecilietta’ come veniva chiamata dai compaesani di Monte Romano, nacque il 17 febbraio 1910. È stata una beata particolare, che si definiva ‘buona a nulla’. Eppure, nella storia di questo ‘pagliaccio, mezzo grullo’, la Chiesa ha trovato i segni di una straordinaria santità nell’ordinario, da ritenere di poterla proporre a modello di perfezione.  Undicesima figlia di un semplice contadino che ad un mese e mezzo la lascia orfana, insieme alla mamma va ad abitare a Nepi, in una tenuta dei duchi Lante della Rovere di cui è fattore uno zio e che si prende tanto a cuore l’istruzione della nipote da metterla a studiare dalle suore cistercensi. A nove anni Cecilia legge la ‘Storia di un’anima’ di Santa Teresa di Lisieux, apprendendo l’amore per l’Eucaristia e la devozione alla passione di Cristo anche da San Gabriele dell’Addolorata, ma soprattutto matura già l’idea che la sua esistenza terrena sarebbe stata breve e per questo decide di dedicarla interamente al Signore, consapevole che gli anni non si misurano in base al numero, ma in base all’intensità dell’amore. Tornerà alla Casa del Padre a 18 anni, stroncata dalla malattia, una Croce che l’abbracciò per tutta la sua breve vita
Una storia segnata dal fervente amore per Dio e provata dal dolore, circostanze queste che la accomunano alla seconda testimone dell’incontro, Renata Borlone.
Nata il 30 maggio 1930 a Civitavecchia, Renata crebbe in una famiglia non praticante. Solo verso i 14 anni comincia a porsi il problema dell’esistenza di Dio e a frequentare la chiesa. Assetata di verità, si dedica animatamente agli studi. A 19 anni viene a contatto con alcune delle prime focolarine, compagne di Chiara Lubich, che si erano appena trasferite a Roma, e nel loro stile di vita evangelico avverte una gioia e una pienezza mai sperimentate prima, scoprendo così l’esistenza di Dio che trasforma tutta la sua vita. Inizia da questo momento una straordinaria avventura che per 40 anni la vede protesa a edificare il Movimento dei Focolari, nuova Opera della Chiesa. Ben presto riveste compiti di responsabilità sia in Italia che all’estero. Dal 1967 è a Loppiano, responsabile della cittadella del Movimento alle porte di Firenze e incaricata della formazione spirituale delle focolarine. Muore il 27 febbraio 1990, lasciando a tutti l’esempio della sua vita che ci interpella ancora oggi.
L’incontro di venerdì prossimo segue gli appuntamento che hanno avuto come ‘testimoni’ il  vescovo salvadoregno Oscar Romero, e il sacerdote siciliano Don Pino Puglisi. La rassegna continuerà nei prossimi con altri due incontri: il 18 aprile, a Tarquinia, la testimonianza su Madre Teresa di Calcutta, e nel mese di ottobre, a conclusione dell’Anno della Fede, con un incontro sul Beato Giovanni Paolo II.