«Essere luce per generare una comunità viva»

Sabato 8 novembre il vescovo ha consegnato il mandato pastorale ai catechisti

«Abbiamo la responsabilità di essere una Chiesa». Con queste parole il vescovo Gianrico Ruzza ha accolto, sabato 8 novembre, nella Cattedrale di Civitavecchia, i catechisti delle parrocchie della diocesi riuniti per ricevere il mandato pastorale. Una celebrazione intensa e partecipata, illuminata dal segno delle candele accese dal cero pasquale: la luce di Cristo consegnata a ciascuno come simbolo della missione di «essere luce nel mondo».

Il tema della celebrazione, tratto dal Vangelo di Matteo «Voi siete la luce del mondo», ha fatto da filo rosso alla Messa, alla quale ha preso parte una rappresentanza dei duecento catechisti che, in ogni comunità, accompagnano bambini, ragazzi e famiglie nel cammino della fede.

Nell’omelia, il vescovo ha richiamato il significato profondo della festa liturgica celebrata in quel giorno – la dedicazione della Basilica Lateranense, madre di tutte le chiese – per ricordare che la Chiesa non è fatta solo di mura, ma di persone. «Celebriamo una domenica particolare – ha spiegato – perché anche noi siamo chiamati ad essere edificio di Dio, corpo vivo della Chiesa».

Parlando ai catechisti, ha affidato loro un mandato che è, prima di tutto, una consegna di fiducia: «Oggi io riaffido a voi catechiste e catechisti la responsabilità di accompagnare i nostri bambini, i nostri ragazzi e i nostri giovani a incontrare la bellezza del Vangelo».

Il vescovo ha insistito sulla necessità di custodire la fede come fondamento della vita cristiana: «Se rimaniamo attaccati alla certezza della fede, siamo garantiti che non perderemo la strada. E io chiedo a voi di aiutare i nostri bambini e ragazzi a comprendere questo». Una fede che non si riduce a formule o tradizioni, ma diventa incontro vivo con il Signore. «Dobbiamo ritornare all’annuncio di Gesù – ha detto – alla persona di Gesù, alla relazione con lui».

Da questa prospettiva, il vescovo ha ricordato che il vero tempio non è quello fatto di pietre, ma la vita stessa di ciascun credente. «Il luogo è santo, ma non è il tempio delle pietre: è il tempio della nostra vita, perché la vita è un dono prezioso che dobbiamo custodire e preservare da ogni tradimento, da ogni pregiudizio».

«Ci vuole sincerità del cuore e purezza del cuore – ha sottolineato il presule -, bisogna superare il formalismo religioso. Isaia dice: “Andate a fare il bene… cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, difendete la causa della vita”. Mentre noi siamo qui a celebrare, la gente muore sotto le bombe: questo è un tradimento della parola del Signore».

Non è mancato l’invito alla speranza, cuore dell’azione catechistica: «mostrare che c’è un oltre nella vita, che dobbiamo guardare verso il cielo e insegnare ai nostri ragazzi a vedere le cose con gli occhi del Padre misericordioso».

Soffermandosi sul nuovo percorso per l’iniziazione cristiana intrapreso nelle due diocesi unite, Ruzza ha ribadito come la catechesi non deve ridursi alla semplice trasmissione di conoscenze religiose. «Il rinnovamento dell’iniziazione cristiana che ho promosso e continuo a custodire ha questo scopo: far incontrare un Gesù vivo. Non è un libro, non è una dottrina, non è una serie di slogan, ma un Dio vivo che entra nella vita, la illumina e la trasforma».

Dopo l’omelia il gesto del mandato ha reso visibile la chiamata di ciascun catechista: una candela accesa dal cero pasquale, simbolo della luce di Cristo che passa di mano in mano, per raggiungere tutte le parrocchie tutti i cuori.

Il cammino dei catechisti della diocesi prosegue così nel segno della luce e della comunione. Come ha ricordato don Stefano Lacirignola, direttore dell’Ufficio per l’evangelizzazione e la catechesi, «essere luce significa vivere con autenticità, con semplicità, con amore. Non siamo chiamati a generare la luce da soli, ma a lasciar trasparire quella di Cristo, lasciando che attraverso di noi la sua luce raggiunga i cuori che ci sono affidati».

Un impegno che trova nel mandato ricevuto dal vescovo una conferma di fiducia e di missione: essere testimoni del Vangelo nelle comunità e nelle famiglie, come «luce che illumina il mondo» e che costruisce, giorno dopo giorno, «la Chiesa viva e accogliente che nasce dall’incontro con Cristo».