«Mettiamo in gioco tutti i talenti che abbiamo»

Si è svolto il 9 ottobre il secondo momento dell'Assemblea diocesana

«Mettiamo in gioco tutti i talenti che abbiamo, lasciamoci guidare da un po’ di sana follia estroversa e inventiamo percorsi in cui siamo in gioco come annunciatori, araldi, testimonial, sostenitori, sponsor e discepoli del vangelo di Gesù Cristo». Con questa sollecitazione il vescovo Gianrico Ruzza ha invitato i partecipanti all’Assemblea ecclesiale diocesana a riunirsi in tavoli sinodali per un confronto da cui emergano proposte sul tema della missionarietà.

Nella sala conferenze della parrocchia di San Felice da Cantalice si sono incontrati giovedì scorso, 9 ottobre, i delegati delle comunità parrocchiali e delle aggregazioni laicali per il secondo appuntamento di inizio anno, dedicato all’approfondimento e allo scambio di esperienze. Ad aprire l’assemblea la preghiera animata dal Centro missionario delle due diocesi con la statua e la reliquia di Santa Teresa di Gesù Bambino, protettrice delle missioni.

Il vescovo Ruzza ha introdotto i lavori dei gruppi ricordando quanto emerso dalle testimonianze dell’incontro interdiocesano che si è svolto il 19 settembre a Cerveteri. «Siamo interessati veramente a diffondere il Vangelo come strada per la felicità?» ha esordito il presule, citando prima l’Evangeli Gaudium di papa Francesco e successivamente le parole di papa Leone XIV nell’omelia di domenica 4 ottobre per il Giubileo dei Migranti e del Mondo missionario.

«Si apre nella storia della Chiesa un’epoca missionaria nuova – ha ricordato Ruzza -. Se per lungo tempo alla missione abbiamo associato il “partire”, l’andare verso terre lontane che non avevano conosciuto il Vangelo o versavano in situazioni di povertà, oggi le frontiere della missione non sono più quelle geografiche, perché la povertà, la sofferenza e il desiderio di una speranza più grande, sono loro a venire verso di noi». «Si tratta allora di restare – ha detto il presule – per annunciare il Cristo attraverso l’accoglienza, la compassione e la solidarietà».

Ecco allora un percorso che il vescovo traccia attraverso quattro sollecitazioni.

Anzitutto, ha detto, «occorre avere passione» perché «il compito dei battezzati è rendere afferrabile il Cristo», in quanto ogni credente ha responsabilità di sentirsi parte della Chiesa missionaria. «Dobbiamo farlo con sincerità e nella verità, attraverso parole e gesti coerenti con il Vangelo che deve ispirarci». 

Il cristiano, ha poi aggiunto, deve «esplodere di gioia». La diversità anziché spaventare deve essere «occasione per camminare insieme con tutti i credenti in Cristo per essere strumenti di gioia e di pace in un mondo lacerato nel micro come nel macro da conflitti intestini e fratricidi». 

«Andare con coraggio» è il terzo invito del presule. «Perché – ha spiegato – il Vangelo cambia tutto nella prospettiva di ogni persona e allora non possiamo arrenderci al disfattismo, al conformismo, all’appiattimento di valori. Possiamo e dobbiamo reagire mostrando un amore che si fa carità politica, amicizia sociale, profezia di speranza e che con coraggio manifesta di credere nella possibilità di una rinnovata fraternità». Fondamentale è la relazione di ognuno con la Parola «riferimento spirituale».

L’ultimo aspetto è l’invito a «prendere il largo» per «andare in missione tra la gente: nel quartiere, nei negozi, nella scuola dei nostri figli, nella sala di attesa dello studio del dentista». Per il cristiano non può bastare la partecipazione alla Messa domenicale, ma occorre «testimoniare la bellezza della vita che in Cristo ci è stata donata».

«La testimonianza cristiana nasce dall’amicizia con il Signore – ha detto Ruzza con le parole di papa Leone XIV -, crocifisso e risorto per la salvezza di tutti. Essa non si confonde con una propaganda ideologica, ma è un vero principio di trasformazione interiore e di sensibilizzazione sociale».

L’introduzione del vescovo si è conclusa con la benedizione impartite con la reliquia di Santa Teresa di Gesù Bambino. Sono seguiti i lavori che hanno visto i delegati suddivisi in in undici gruppi confrontarsi su tre quesiti.