«Nell’unità incarniamo il Vangelo». Il teologo Paolo Ricca ha concluso il convegno diocesano

Il 26 ottobre si è svolto il terzo incontro del convegno ecclesiale in Cattedrale con una riflessione sulla Riforma luterana guidata dal pastore valdese

Cinque secoli di storia – fatta perlopiù di divisioni, conflitti e sofferenze – permettono oggi di collocare la Riforma luterana come parte di un cammino, non ancora concluso, che i cristiani hanno intrapreso verso la comunione, «la forma più concreta di incarnazione del Vangelo».
Per tutto il mese di ottobre la Chiesa di Civitavecchia-Tarquinia, accompagnata anche dalle comunità evangeliche del territorio, ha approfondito questo percorso nell’ambito del Convegno diocesano “La Riforma e il cammino delle Chiese. Quali prospettive?”. Tre appuntamenti, in occasione del quinto centenario della pubblicazione delle “95 tesi”, che hanno visto prima la relazione del cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani e successivamente l’approfondimento con i Laboratori pastorali nelle parrocchie.
Lo scorso 26 ottobre, nella Cattedrale, l’ultimo incontro che ha avuto come relatore il teologo Paolo Ricca, pastore valdese e studioso tra i massimi conoscitori di Lutero. È stato il vescovo Luigi Marrucci ad introdurre il convegno presentandolo come un’occasione «per imparare ad ascoltare e a saper leggere i segni dei tempi di allora e di oggi». Per il presule, «l’ascolto e la lettura, mentre ci aprono alla retta conoscenza, ci spingono anche a vedere ciò che di positivo la Riforma ha donato a tutte le Chiese, anche alla Chiesa cattolica, tanto che il Concilio Vaticano II ha colto messaggi significativi, ad iniziare da rimettere al centro della sua attività la Parola di Dio».
L’incontro si è aperto con una preghiera ecumenica guidata dai tre pastori evangelici di Civitavecchia – Italo Benedetti e Raffaele Gammarrota della Chiesa Battista, Salvatore Scognamiglio, della Chiesa del Nazareno – a cui è seguita la presentazione dell’incontro di Felice Mari, direttore dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso.
«Le celebrazioni per i 500 anni della Riforma Luterana – ha detto Mari – sono state l’occasione per i cristiani di ogni confessione, di interrogarsi sul proprio “dover essere” aprendo, prima di tutto, il cuore e la mente al soffio dello Spirito. Nella nostra diocesi i rapporti fraterni tra le varie Chiese, che hanno radici ultradecennali, hanno permesso di dar vita ad un evento forse unico nel suo genere sia nella tipologia che nel livello raggiunto».
 
Il pastore Paolo Ricca – che nella stessa giornata ha guidato l’incontro di formazione del clero diocesano – nella sua esposizione ha affrontato tre ambiti della Riforma, che ha chiamato «quadro storico, contenuto ed esiti», per poi fare alcune considerazioni sul cammino dell’ecumenismo.
Per il teologo è importante «contestualizzare» il pensiero di Lutero in quello che ha definito «un ricco periodo di conflitti creativi» nel Nord Europa, iniziato con Erasmo da Rotterdam. «Il più grande umanista cattolico – ha detto Ricca – auspicava un ritorno all’interiorità della vita religiosa» e una maggiore conoscenza della Bibbia «unica fonte della philosophia Christi».
Indicazioni mai accettate dalla Chiesa cattolica ma che hanno però influito sul pensiero di Lutero in Germania, di Zwingli e Calvino in Svizzera, degli anglicani e degli anabattisti. Movimenti riformisti indipendenti tra di essi, a volte in conflitto, che si svilupparono di pari passo con i mutamenti politici ed economici dell’epoca, prima tra tutte la fine del feudalesimo con la nascita della borghesia capitalista.
Il papato rispose alle istanze riformiste solo in tre aspetti: un richiamo alla morale «per le condizioni deplorevoli in cui versava la Chiesa»; una «sistemazione dottrinale» con il catechismo tridentino; la figura del vescovo spogliata della veste politica. Risposta che non impedì al protestantesimo di espandersi in breve tempo in tutta Europa, ad eccezione del Portogallo.
Dopo aver brevemente analizzato i tratti salienti del pensiero di Lutero, il teologo Ricca ha approfondito l’attualità dell’ecumenismo. «La Chiesa cattolica – ha detto – pur scomunicando la Riforma, ha reso omaggio a Lutero dopo 450 anni accogliendone nei documenti del Concilio Vaticano II tutta una serie di posizioni».
Che per il pastore sono l’idea stessa di Riforma, «prima la parola era vietata»; la collegialità; la Parola di Dio, «la mensa della parola insieme alla mensa eucaristica»; la Chiesa popolo di Dio «assemblea e non più società perfetta nel suo ordine gerarchico»; Chiesa mistero come «assemblea dei cuori di colore che credono in Gesù»; sacerdozio comune dei credenti;, la coscienza, definita come «luogo intimo in cui l’uomo si trova solo davanti a Dio la cui voce risuona nell’intimo».