Nella chiesa di San Francesco in Tarquinia l’Ordinazione Diaconale di nove Frati Francescani dell’Immacolata

 
Sabato 19 novembre, nella suggestiva cornice fornita dalla splendida chiesa di san Francesco, S. E. Mons. Luigi Marrucci, Vescovo della Diocesi di Civitavecchia-Tarquinia, ha conferito il Sacramento dell’Ordine diaconale a nove frati francescani dell’Immacolata formati presso il Seminario Teologico ‘Immacolata Mediatrice’. I novelli Diaconi sono di diversa provenienza. Ben cinque africani: fra John Benedict M. Ubuane dalla Nigeria; fra Addolorato M. Kyeremeh dal Ghana; dal Benin invece provengono fra Jean Joseph M. Hounsa Ayelo, fra Gabriel Ange M. Senou e fra Carlo M. Houngbo, che per felice provvidenza hanno ricevuto il Sacramento proprio in concomitanza con il viaggio Apostolico del Santo Padre nel loro paese; ad essi si aggiungono fra Gregorio M. Adolfo e fra Bonfilius M. Pacaña dalle isole Filippine, fra Juan Diego M. Gay dalla Francia e fra Francesco M. Budani italiano di Roma, tutti di età compresa tra i 27 e i 38 anni.
La splendida cerimonia è stata celebrata secondo la forma straordinaria del Rito Romano, ossia seguendo il cosiddetto Messale di san Pio V che lo ha promulgato, com’è noto, dopo il Concilio di Trento, e che è rimasto in vigore con piccoli ritocchi per 500 anni, fino al 1970, anno della promulgazione del Nuovo Messale nelle lingue vernacole, frutto della Riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II. Come lo stesso Santo Padre fa notare nel Motu Proprio ‘Summorum Pontificum’ con il quale ha permesso e promosso l’uso del Messale antico, i due Messali non si oppongono in quanto non si tratta di due riti diversi, bensì di due forme del medesimo Rito. E questo si è visto nella pratica poiché sua Eccellenza Mons. Marrucci, profondo conoscitore della Liturgia che ha ricevuto la sua formazione secondo la forma ordinaria del Rito Romano, non è apparso affatto spaesato, anzi, trovandosi a celebrare la forma straordinaria. Ad assisterlo al trono, come ‘diaconi assistenti’, Don Cono Firringa, Parroco di san Giovanni Battista, la Parrocchia nel cui territorio ricade il convento dei Frati a Tarquinia, e Don Fabio Casilli, segretario del Presule.
Il servizio liturgico e il coro, che è passato dal Gregoriano alla Polifonia più bella, sono stati garantiti dagli stessi Frati. Ad assistere in coro, oltre al Co-Fondatore e Vicario Generale dei Francescani dell’Immacolata, P. Gabriele M. Pellettieri, alcuni Sacerdoti e molti frati. Nell’omelia rivolta a tutti i presenti, anche se con un accento particolare verso gli ordinandi, sua Eccellenza ha sottolineato l’importanza per il discepolo di andare dietro al Maestro: non solo conoscerlo, ma seguirne i passi. In tale contesto si inserisce il servizio che i Diaconi sono chiamati a dare nella Chiesa e per la Chiesa. Servizio umile e gioioso verso tutti i fratelli, indossando il grembiule che ha cinto i fianchi di Gesù che per primo si fece servo lavando i piedi dei suoi discepoli. E questo sempre in unione con il Vescovo, primo diacono nella Sua Chiesa, che apre gli spazi della propria ‘diaconia’ partecipandola affinché il gregge affidatogli giunga alla vita eterna. Per questo, Mons. Marrucci ha invitato i novelli Diaconi a non smettere il grembiule del servizio, che se ciò dovesse accadere si cadrebbe nell’egoismo, cessando ipso facto di essere discepoli di Gesù e pretendendo da altri posti ai propri piedi, il servizio che non si è saputo offrire. Fallendo così miseramente la propria vita cristiana. Da ciò, l’ultimo invito, dopo aver ricordato la vocazione universale alla santità, è stato di restituire a Dio che l’ha donata una ‘vita santa’.
 
Di seguito riportiamo l’omelia del Vescovo Marrucci:
 
 
‘Ecco la serva del Signore:
avvenga per me secondo la tua parola’ (Lc 1,38).
 
Così la Vergine Maria, risponde all’angelo che le reca il messaggio del Padre per essere Madre del suo Figlio.
Nell”eccomi’ di Maria, il Vangelo che sarà proclamato da uno dei novelli diaconi, è racchiuso anche il vostro ‘sì’ al Signore che vi chiama ad essere suoi servi; e il vostro ‘eccomi’ è inscritto in un cammino di gioia per essere, cari ordinandi, discepoli alla scuola di Gesù Maestro.
 
Il discepolo non è soltanto colui che avanza sulla via della conoscenza; è soprattutto colui che si lega totalmente al suo maestro, che vive in comunione di vita con lui.
Il discepolo è colui che segue e accompagna il maestro, percorre la stessa strada, segue il Maestro, fa strada con lui. E all’andare dietro del discepolo, c’è l’andare avanti del Maestro, per indicare la meta e il cammino per raggiungerla.
 
Luca nel riferire l’episodio di un certo Simone di Cirene – il cireneo – afferma: ‘gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù’ (Lc 23,26).
A Luca non interessa tanto chi ha posto sulle spalle del cireneo la croce di Gesù, quanto piuttosto intende sottolineare come il cireneo sia il modello del discepolo: ‘egli prende la sua croce e va dietro a Gesù, portandola ogni giorno’.
Gesù è il Maestro che va davanti e il discepolo è colui che segue dietro.
 
Il servizio che scaturisce dal primo grado del sacramento dell’Ordine presuppone un cammino di discepolato senza il quale anche il servizio è sterile, la diaconia è un fare senza amore, senza cuore.
 
Nella Chiesa vi sono molte membra chiamate a svolgere ministeri e servizi diversi ma tutte impegnate a rendere visibile l’unico Corpo di Cristo.
Proprio in vista di una unità nella molteplicità dei doni, gli Apostoli – dediti alla preghiera e al servizio della Parola – hanno scelto per la comunità, che aumentava di numero, fratelli di buona reputazione che li coadiuvassero nel servizio quotidiano.
‘E dopo aver pregato, imposero loro le mani’ (At 6,6).
 
‘Arricchiti da Cristo con una speciale effusione dello Spirito Santo discendente su di loro, gli Apostoli hanno trasmesso questo dono dello Spirito ai loro collaboratori – afferma la costituzione sulla Chiesa ‘Lumen Gentium’ del Concilio Vaticano II – dono che è stato trasmesso fino a noi nella consacrazione episcopale’ (LG 21).
Il diaconato e il presbiterato, come gradi distinti dell’Ordine, si comprendono quindi se relazionati con il vescovo – insignito ‘della pienezza del sacramento del sommo sacerdozio’ – chiamati a partecipare del sacerdozio di Cristo-Capo con il presbiterato e a partecipare del ministero del Vescovo nel diaconato.
Il primo diacono nella sua Chiesa è il Vescovo, ma il suo servizio non è esclusivo; apre uno spazio di partecipazione alla sua ‘diaconia’ perché, il gregge affidatogli, giunga ai pascoli della vita beata (cfr LG 24).
 
Carissimi amici, tutto trova la sua sorgente in Gesù Cristo, Pastore, Maestro e Sposo che si consegna totalmente alla Chiesa, sua sposa, e in questa nuzialità anche voi siete generati per il ministero del primo grado nel sacramento dell’Ordine.
Siete consacrati per il ministero della Parola, dell’Altare e della Carità, per essere testimoni e promotori ‘del senso comunitario e dello spirito familiare’ nell’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata, a cui appartenete come religiosi, e nell’assemblea del popolo di Dio.
Ricevete il sigillo dello Spirito per essere costruttori della ‘famiglia ecclesiale’.
 
Il Pontificale Romano – il libro che contiene formule e riti per le ordinazioni – elenca i compiti dei diaconi:
‘ esortare e istruire nella dottrina di Cristo e dei fedeli e quanti sono alla ricerca della fede,
‘ guidare la preghiera,
‘ amministrare il Battesimo,
‘ assistere e benedire il Matrimonio,
‘ portare il Viatico ai moribondi,
‘ presiedere il Rito delle Esequie,
e li esorta ad eseguire questi compiti con totale dedizione a Cristo e alla Chiesa, perché il popolo di Dio li riconosca veri discepoli di Cristo, che non è venuto per essere servito ma per servire.
 
Con la vostra vita, mettetevi in atteggiamento umile e gioioso verso tutti i fratelli che la Provvidenza vi farà incontrare, indossando il grembiule che ha cinto i fianchi di Cristo nel lavare i piedi ai suoi discepoli e versate sui piedi di tutti, sempre, ‘sino alla fine’ l’acqua dell’amore e del perdono, sull’esempio del Signore-Maestro (cfr Gv 13,1-15).
Il giorno in cui smetterete il grembiule, sarà perché il vostro cuore si è inaridito e il vostro amore si sarà fatto egoismo. Non avrete più l’attenzione del discepolo né la vigilanza del servo; pretenderete che altri siano ai vostri piedi pronti al servizio che voi non avete saputo offrire.
Gesù non ha messo i discepoli ai suoi piedi, si è inginocchiato lui ai piedi di tutti.
Gesù Cristo è il grande servitore dell’umanità!
 
Con la professione dei consigli evangelici e con la consacrazione all’Immacolata di tutta la vostra esistenza avete scelto un cammino di vita spirituale che vi fa vivere la santità nel quotidiano, come ci ricorda la lettera apostolica ‘Novo Millennio Ineunte’ del beato papa Giovanni Paolo II:
‘Tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità”
‘Questa « misura alta » della vita cristiana ordinaria va riproposta a tutti con convinzione;
tutta la vita della comunità ecclesiale e delle famiglie cristiane deve portare in questa direzione.
È però anche evidente che i percorsi della santità sono personali, ed esigono una vera e propria pedagogia della santità, che sia capace di adattarsi ai ritmi delle singole persone’ (cfr NMI 30-31).
 
Siate felici di restituire a Dio, in dono, una ‘vita santa’, quella vita che avete ricevuto da lui come regalo con il sacramento del Battesimo, impegnandovi a spenderla per la sua gloria e per il bene di tutta la Chiesa.
 
Rivestitevi dell’abito della gioia e della dalmatica della giustizia: abbondi in voi ogni forma di virtù, grazie al potere che vi è affidato di proclamare e testimoniare il Vangelo.
 
La Vergine Immacolata, vostra celeste protettrice, e san Massimiliano Maria Kolbe al cui carisma attingete per la vostra testimonianza nella Chiesa, veglino su di voi e intercedano presso il Padre, sorgente eterna di Amore.
Così sia!